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FRANZ FERDINAND Discografia

I Franz Ferdinand nascono a Glasgow all'inizio del secolo con una evidente passione per la new wave dei Talking Heads ed un nome che allude allo sfortunato arciduca austriaco il cui assassinio diede il via alla prima guerra mondiale. Fin da subito la formazione del quartetto vede abili ed arruolati Alex Kapranos (voce, chitarra), Robert Hardy (basso), Nicholas McCarthy (chitarra, tastiere) e Paul Thomson (batteria).

L'esordio si chiama semplicemente Franz Ferdinand (2004 - ***1/2) e letteralmente stende la critica rock di mezzo mondo per la freschezza della sua proposta musicale. Gli Inglesi in particolare sono spiazzati poiché i FF non sono il consueto gruppo debitore del sound inafferrabile degli Smiths; le loro radici affondano invece nella new wave ballabile di fine anni '70 ed inizio anni '80 (Blondie, Gang Of Four e Talking Heads su tutti). L'altra cosa che stupisce di questo esordio è il sound perfettamente a fuoco e le canzoni che esplodono come bombe ad orologeria. Anche questo non è sorprendente considerando che il quartetto non è formato da giovincelli alle prime armi, ma da veterani della scena indie rock scozzese (il leader Kapranos ha già 32 anni al momento della registrazione di Franz Ferdinand). Canzoni come Jacqueline, Take Me Out o This Fire funzionano alla grande e strappano giudizi spesso esagerati ai critici. I Franz Ferdinand non sono davvero il miglior gruppo sulla faccia della terra, ma ci fanno divertire da matti.

 

Svanito l'effetto sorpresa, il secondo album viene accolto più tiepidamente. Invece You Could Have It So Much Better (2005 - ***1/2) è, se possibile, ancora più irrefrenabile e ben prodotto. Una lunga serie di singoli perfetti per le discoteche rock di tutto il mondo si snodano lungo questa scaletta. Sfido chiunque a rimanere fermo quando risuonano pezzi come The Fallen, This Boy, Walk Away, Evil And A Heathen o I'm Your Villain.

La voglia di mostrare qualche raffinatezza in più provoca un'uscita fuori tempo. Tonight (2009 - **) è un disco pretenzioso ed eccessivamente lungo. Certo non mancano canzoni memorabili come Ulysses o Bite Hard, ma questa serietà nuoce allo stile dei Franz Ferdinand. Che senso ha scrivere un concepì album che tratta l'argomento dei postumi di una sbornia?

 

Il 2013 vede uscire un nuovo disco. Right Thoughts, Right Words, Right Action (***) è piuttosto breve (solo 35 minuti) e certifica che qualcosa si irrimediabilmente rotto nei Franz Ferdinand. Le canzoni sono ben suonate, ma spesso risultano stranamente quiete, come se il lato pop avesse preso il sopravvento su quello dance rock. Resta il fatto che quando i quattro azzeccano il groove (Love Illumination, Treason! Animals), non ce n'è davvero per nessuno.

La versione de luxe dell'ultimo album comprende un live intitolato Right Notes, Right Words, Wrong Order (2013 - **1/2). Il dischetto sarebbe anche divertente, a patto che abbiate un'autentica passione per la disco music di fine anni '70. I Franz Ferdinand sembrano degli Scissor Sisters qualsiasi tra un assolo di organetto ed una cover di I Feel Love di Dona Summer.

 F.F.S. (2015 - ***) rappresenta uno split molto particolare tra i Franz Ferdinand e gli Americani Sparks. Un sottile filo già univa le gesta delle due band all'insegna di un rock scanzonato e vagamente ballabile (Kimono My House degli Sparks, nel lontano 1974, fu una vera e propria bandiera per la flebile pattuglia del glam rock a stelle e strisce).  

Dall'incontro tra due diverse furbizie pop a risultare vincitore, forse anche per una sorta di filiale rispetto, è lo stile degli Sparks. E questo di certo non è un bene (almeno per me). Entrambi i gruppi sanno come scrivere pezzi divertenti e ad alto tasso energetico, ma gli Sparks condiscono da sempre tutto con tanta stucchevole melassa da avanspettacolo (più o meno come i Queen degli anni '80). Il glam rock che invece mi piace ricordare è quello di Iggy Pop o delle New York Dolls. Resta il fatto che Dictator's Son è una melodrammatica purissima ballata glam, di quelle che non speravamo proprio più di incrociare dopo la fine degli anni '70.

  Lorenzo Allori