Ho ucciso paranoia (1998 - ****) è il loro disco più ambizioso e chiude col botto la prima parte di carriera. L’acquisita maturità permette l’ideazione di canzoni sperimentali, ma allo stesso tempo melodiche e profondamente italiane. I suoni sono poi splendidi e li pongono nel gotha del rock alternativo mondiale. La rabbia de Le Putte e de L’odio migliore è il miglior biglietto da visita per un disco che riserva anche altre liete sorprese intitolate Infinità, Una canzone arresa e soprattutto la splendida Ineluttabile. Spore (1998 - ***) è allegato alla versione in cd di Ho ucciso paranoia e mostra un’interessante incursione della band nel post rock strumentale. L’ispirazione arriva dritta da Arc di Neil Young (1991) e dai primi lavori dei Dirty Three. L’insieme è piacevole con l’apice artistico raggiunto dalla Spora n.31. HUP: Live In Catarsis (1999 - ***1/2) è l’album dal vivo che celebra una carriera per il momento priva di sbavature. L’impatto è importante ed il rock n’roll scorre libero e feroce. E come staremo domani? L’etichetta di “Sonic Youth italiani” inizia a stare stretta al gruppo piemontese. Che cosa vedi (2000 - ***) è la prima avvisaglia di una silenziosa rivoluzione pop. Il singolo La canzone che scrivo per te (con la collaborazione alla voce di Skin degli Inglesi Skunk Anansie) è già rivelatore di una morbidezza di suoni inedita. La delusione tra i fans è tanta, ma come si fa a non apprezzare un brano come Serrande alzate? Cometa (2001 - **) è un ep di lunga durata piuttosto pasticciato, con rifacimenti di canzoni già note (Trasudamerica), inediti (Cometa), remix (Infinità) e brani live (l’estenuante La vampa delle impressioni, già apparsa in versione più corta sull’ep del ’98 intitolato Come di sdegno). La fiamma sembra già spenta. Il disco più ermetico e difficile dei Marlene Kuntz si intitola Senza Peso (2003 - ***) e di solito o lo si ama o lo si odia senza mezze misure. Le canzoni perdono ulteriormente smalto rock per immergersi in atmosfere più cantautorali che pop. Emergono da questo rutilare di (troppe) parole importanti Notte ed A fior di pelle. Situato a metà strada tra PJ Harvey e Fabrizio De André. Dan Solo lascia il posto a Gianni Maroccolo ed i Marlene azzeccano la seconda ballata perfetta della loro carriera (l’altra era Nuotando nell’aria). Bellezza è questo, ma non è l’unica canzone riuscita di un album, intitolato Bianco sporco (2005 - ***1/2), che sembra riportare la band sulla retta via. Un disco meno ambizioso dei predecessori e più immediato. Rock n’roll insomma. S-Low (2006 - ***), come lascia presagire il titolo, è un disco dal vivo legato al repertorio più posato e registrato durante un tour teatrale. Come è ovvio risplende di luce fortissima una bellisisma versione di Lieve. A sorpresa il gruppo licenzia un lavoro allo stesso livello di Ho ucciso paranoia o Catartica. Si intitola Uno (2007 - ****) e può contare su un trittico di brani killer formato da Musa, 111 e Canzone ecologica. La vena caustica dei testi di Cristiano Godano è tornata ed insieme a lei il consenso del pubblico. Riecco infatti i Marlene in classifica con la cover, forse abusata ma comunque affascinante, di Impressioni di settembre della Premiata Forneria Marconi. Maroccolo abbandona il gruppo, che prosegue come trio aperto a varie collaborazioni di altri strumentisti. Ricoveri virtuali e sexy solitudini (2010 - ***) è un deciso ritorno alla formula cantautorale di Senza peso. Si tratta infatti di un evidente omaggio a Fabrizio De André ed Ivano Fossati, ma senza canzoni di grande livello. Da segnalare solo Paolo anima salva e la lunga progressione de L’artista. Dopo gli Afterhours, i Marlene Kuntz sono i secondi eroi del rock alternativo italiano a salire sul vituperato palco del Festival di San Remo. La partecipazione procura loro diverse critiche, la delusione dell’immediata ed immeritata eliminazione dalla gara e la soddisfazione di uno spettacolare duetto con la grande Patti Smith. |