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MOGWAI Discografia

I Mogwai sono forse la band di punta della rigogliosa scena post rock scozzese (insieme ad altri nomi leggendari come Arab Strap e Beta Band). Un gruppo di artisti che, fin dalla metà degli anni '90, ha saputo trovare una via alternativa alla materia post, rispetto a quella definita dalle parti di Chicago o di Louisville.

La prima formazione del gruppo, fortemente sostenuta da Aidan Moffat degli Arab Strap, è formata da Stuart Braithwaite (chitarra), Dominic Atchinson (basso, chitarra), John Cummings (chitarra, tastiere, manipolazioni elettroniche), Martin Bulloch (batteria) e Brendan O'Hare (tastiere). L'unico membro relativamente famoso è O'Hare, già collaboratore della band di culto Teenage Funclub (cioè il lato melodicamente più raffinato del brit pop).

Glasgow diventa il centro del piccolo mondo post già con il loro esordio, uscito dopo una cavalcata esaltante di singoli, ep e raccolte di inediti. Mogwai Young Team (1997 - ***1/2) entra di diritto nella storia della musica sperimentale mondiale e lo fa rimettendo le chitarre elettriche al centro del futuro del rock (o di quel che ne resta). Letteralmente imbevuti di pop britannico, i Mogwai cercano di coniugare la melodia con la musica sperimentale e quindi i loro brani, pur mantenendo la caratteristica mancanza di tracce vocali, si distendono su arpeggi ed assoli che suonano familiari ai rock fans. I due brani forti del disco sono rappresentati dalle lunghissime Like Herod e Mogwai Fear Satan, che in effetti rappresentano il lato più innovativo della scaletta. Aidan Moffat appare come ospite nel singolo di successo R U Still In 2 It che, nonostante il titolo, non ha niente a che vedere con la musica di Prince.

Brendan O'Hare lascia la band per essere sostituito dal polistrumentista Barry Burns. I fiati (in particolare il flauto traverso) entreranno da questo momento, in modo saltuario, nella storia dei Mogwai.
Per la maggior parte dei fans, Come On Die Young (1999 - ****) è l'album più bello della carriera del gruppo. Di sicuro è quello che più di altri ne fissa le importanti coordinate sonore. Per esempio i Mogwai decidono definitivamente di inserire tracce vocali nel loro repertorio ed è Stuart Braithwaite ad occuparsi della voce da qui in poi.  

Dunque anche nella dolce ballata Cody, che diverrà una delle loro composizioni più riconoscibili. Per il resto, Punk Rock, May Nothing But Happiness Come Through Your Door, Christmas Steps e Punk Rock/Puff Daddy/Antichrist stendono un'impressionante mole di nuovi colori sulla tavolozza del pittore.

Il tentativo, forse troppo ambizioso, di vendere il post rock in milioni e milioni di copie dà alla luce Rock Action (2001 - ****), album che venne stroncato dalla critica dell'epoca e che invece secondo me merita grande rivalutazione. Dial:Revenge e You Don't Know Jesus sono infatti quanto di meglio mai prodotto dai Mogwai ed in generale tutta la scaletta mette in mostra un'inedita tendenza psichedelica, che sembra discendere direttamente dalle nobilissime indicazioni di Spacemen 3 e Spiritualized. Le cose non saranno più le stesse; mai più.

Happy Songs For Happy People (2003 - ***) è figlio di una prepotente sbandata per l'elettronica malata dei pionieri Suicide. Il super singolo (bellissimo peraltro) Hunted By A Freak, ci restituisce degli inquietanti Mogwai da dancefloor ma, a dispetto delle apparenze e del titolo dell'album, questo è probabilmente il lavoro più oscuro, triste e tormentato del quintetto di Glasgow. E pure uno dei meno riusciti.

Il lato più "cameristico" delle esibizioni live della band, viene evidenziato in Government Commissions: BBC Sessions 1996 - 2003 (2006 - ***1/2). Like Herod, Cody e Hunted By A Freak sono i momenti migliori di una serie di registrazioni che però non rendono benissimo l'idea della vera dimensione live dei Mogwai. Urgono nuove testimonianze in proposito.

Un nuovo passo verso il pop è rappresentato dal successivo lavoro in studio. Mr. Beast (2006 - ***1/2) è infatti disco cantato ai livelli di Rock Action e si presenta come una risposta alla vena appannata dei Radiohead. Come altrimenti giudicare le atmosfere emotivamente tumultuose di Travel Is Dangerous? I Mogwai sembrano aver scoperto una misura degli arrangiamenti che mal si concilia con il loro passato di ingegneri del crescendo strumentale. Come possono i fans del complesso accontentarsi di canzoni comunque carine e misurate come Acid Food o Friend Of The Night? Alla fine della storia i Mogwai si confessano con l'eloquente e rivelatrice We're No Here.

Zidane: A 21st Century Portrait (2006 - ***) è la colonna sonora di un documentario che racconta le gesta di Zinedine Zidane, sublime calciatore del Bordeaux, della Juventus, del Real Madrid e della nazionale francese. I Mogwai improvvisano mentre davanti a loro scorrono le immagini del film e ne viene fuori un lavoro sicuramente ostico, ma anche autenticamente post rock.

Un ritorno di interesse verso l'elettronica produce la bella prova intitolata The Hawk Is Howling (***1/2). Il disco vende piuttosto bene grazie a "ganci" ben ideati come I'm Jim Morrison I'm Dead o Batcat. Forse non è più post rock, ma è pur sempre situato in una galassia a parte.

Eccolo il vero primo live dei Mogwai: si intitola Special Moves (2010 - ****) e celebra tutta la storia del gruppo. Brillano soprattutto i "brani manifesto" usciti nella primissima parte della carriera.

A fugare insistenti voci di scioglimento, viene pubblicato l'ambizioso doppio album Hardcore Will Never Die, But You Will (2011 - ***1/2), che può essere considerato un utile summa di tutti gli stili e le tendenze cavalcati dal gruppo in quasi quindici anni di onorata carriera.  In alcuni momenti c'è un deciso quanto inaspettato ritorno al post rock chitarristico e strumentale degli esordi. Questa volta i brani da ricordare si chiamano Mexican Grand Prix, Rano Pano, You're Lionel Richie e soprattutto la suggestiva How To Be A Werewolf, ma comincia a fare capolino pure un po' di stucchevole "maniera". Comunque lodi infinite per il geniale titolo dell'album.

 

Rave Tapes (2014 - ***1/2) è album di una purezza post rock, che mancava dai tempi dei primi due dischi della band scozzese. Ancora una volta vengono percorsi sentieri elettronici quasi trance (Remurdered, Repelish), senza dimenticare i cari e vecchi "crescendo" chitarristici, fino all'estasi della conclusiva The Lord Is Out Of Control

 Per il sottoscritto si tratta del miglior album dei Mogwai fin dai tempi di Rock Action ed un brano gioiello come Master Card è lì a dimostrarlo.

L'attività di creatori di colonne sonore ormai assorbe i Mogwai più degli album tradizionali. Tra le varie colonne sonore della loro carriera Atomic (2016 - ***) è forse la più suggestiva ed anche la più vicina alle regole classiche del post rock. 

 
Nella scaletta, che si pare con il colpo al cuore di Ether, si segnala soprattutto la medio-orientaleggiante Pripyat, che assomiglia decisamente a certe cose passate degli americani Savage Republic.
  Lorenzo Allori