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PIXIES Discografia

I Pixies sono la formazione chiave per capire la genesi sia dell'alternative rock sia dell'indie rock americani degli ultimi tre decenni. La band si forma sui banchi della Massachusetts University. Fin dai primi passi discografici il gruppo si attesta in un dinamico quartetto comprendente Frank Black o Black Francis che dir si voglia (chitarra e voce), Joey Santiago (chitarra), David Lovering (batteria) e Kim Deal (basso e voce).

L'esordio, pur essendo un grezzo esempio di power pop chitarristico, viene distribuito dalla prestigiosa label britannica 4AD. Come On Pilgrim (1987 - ***) è corto (in realtà poco più di un ep) ed abrasivo al punto giusto. I Pixies mettono però già in mostra le loro proverbiali qualità melodiche e colpiscono per la decisione di alternare il cantato in spagnolo a quello in inglese. Se comunque in scaletta non ci fosse la leggendaria Caribou, non ci sarebbero particolari motivi per ricordarsi questo breve gingillo.


Passano pochi mesi e già i Pixies sfornano il loro album più convincente ed insieme fondamentale per l'affermazione del rock indipendente americano. Surfer Rosa (1988 - ****) alterna momenti di rumore estatico a deliziosi bozzetti quasi folk rock. La cosa curiosa è che queste marce diverse la macchina dei folletti riesce ad ingranarle nello spazio dello stesso brano di tre minuti.
 

L'andamento sbilenco di Where Is My Mind? diventa in breve la migliore colonna sonora della generazione X, quella che celebra i perdenti anche di più dei vincenti. Si tratta a ben vedere di una vera e propria rivoluzione culturale e piace pensare che senza brani come Cactus o la grintosa Bone Machine, niente sarebbe stato lo stesso.

Il ferro viene battuto bello caldo, ma d'altronde questo è il destino di coloro che vivono costantemente un pizzico in anticipo rispetto agli eventi. Doolittle (1989 - ****) è solo leggermente inferiore allo splendido predecessore e può contare forse in brani ancora più incisivi, pur con una qualità complessiva meno costante. Debaser, Wave Of Mutilation e Monkey Goes To Heaven sono ancora lì a dimostrare che l'insegnamento degli Husker Du non era affatto caduto nel vuoto. I ragazzi le ballano alle feste e le continueranno a ballare, triturandosi ben bene le ossa, probabilmente per l'eternità.

Mentre Kim Deal è distratta dal grande successo del suo side project The Breeders (messo su insieme a Tanya Donelly delle Throwing Muses), esce il deludente Bossanova (1990 - **1/2), caratterizzato da un sound più sperimentale ed in generale leggermente più in linea con il catalogo della 4AD. Dig For Fire e Down To The Well sono le canzoni migliori del disco che annuncia l'inizio della fine.

La prima parte di carriera si chiude con l'alterno Trompe Le Monde (1990 - ***), che può essere considerato un connubio tra le atmosfere di Surfer Rosa e quelle di Bossanova. Black prepara la sua pregevole carriera solista classic rock con brani del livello di Planet Of Sound e Letter To Memphis. Kim Deal si gode lo straordinario successo delle Breeders (in particolare grazie al singolo Cannonball), mentre Joey Santiago diventa una sorta di eminenza grigia dell'alternative rock degli anni '90.

Dopo che i Nirvana hanno riconosciuto esplicitamente il debito contratto verso lo stile del quartetto bostoniano, esce una testimonianza delle capacità live dei Pixies. Live At BBC (1998 - ***1/2) ha una scaletta convincente soprattutto nei primi episodi (le sessions del 1988), quando la rabbia della band è ancora impetuosa e poco mainstream. Meglio comunque rivolgersi ad alcuni dei bootleg ufficiali distribuiti direttamente sul sito del gruppo (anche se scandalosamente privi della scaletta stampata sulla bella copertina cartonata).

 Dopo diverse reunion legate esclusivamente a tour estemporanei (e tutte senza Kim Deal), i Pixies tornano in studio nel corso del 2013 con il nuovo bassista Dingo Archer. EP1 / EP2 (2013 / 2014 - ***1/2 / ***) sono il frutto di questa reunion più corposa delle altre. I fans vanno in visibilio per ben otto nuove canzoni dei Pixies a così tanti anni di distanza da Trompe Le Monde.

Il primo volume è di gran lunga più convincente del secondo, con alcune canzoni che entrano di diritto nel migliore repertorio dei Pixies (come la triturante What Goes Boom, la deliziosa Indie Cindy o la bella ballata Andro Queen). In EP2 si ricordano la potenza di Blue Eyed Hexe e l'appiccicosa melodia di Magdalena.

 

I brani presenti negli ultimi ep più qualche altro (invero non indimenticabile) vanno a fare parte del nuovo album Indie Cindy (2014 - ***). I Pixies del XXI secolo sono questi qui, più pop che altro, ma noi preferiamo ricordarceli un po' selvatici, come erano alla fine degli anni '80. L'impressione è che la molla che ha tenuto insieme tutta questa operazione di reunion sia il "filthy lucre" di sexpistoliana memoria.

 
 Pensavamo che Black Francis fosse morto definitivamente ed invece è ancora vivo e lotta insieme a noi, almeno a giudicare da Head Carrier (2016 - **1/2). Il suo alter ego Frank Black ci aveva abituato a gioiellini power pop in quantità industriale e perfino a certe inclinazioni verso il Van Morrison più soul; fa quindi un po' di tenerezza ritrovarsi tra i piedi il ragazzino brufoloso e petulante che fece deflagrare il fenomeno indie rock nei college americani degli anni '80.

Head Carrier e Classic Masher vanno proprio in quella direzione, mentre i Pixies addirittura si autoplagiano in All I Think About Now, che ha un riff troppo simile a quello immortale di Where Is My Mind?. Non bastano a salvare l'album il simil hardcore punk di Baal's Back ed il bel power pop intitolato Oona.

 

  Lorenzo Allori