Dalla partecipazione all'ambito festival di Bonnaroo del 2005 viene estratto l'ottimo ep dal vivo Live From Bonnaroo (2005 - ****). Al cospetto di una grande platea, Ray non sembra minimamente a disagio ed anzi riesce a stendere tutti con la propria feroce rilettura solo chitarra e voce di Burn. Forse per omaggiare i fans inglesi, che gli hanno tributato un notevole successo, ‘Till The Sun Turns Black (2006 - ***) è notevolmente diverso dall'esordio. LaMontagne spiega raramente la sua poderosa voce e preferisce attestarsi sugli stessi territori di intima insoddisfazione che hanno fatto grande Nick Drake. Be Here Now e Lesson Learned sono i punti forti di un album purtroppo troppo ripiegato su sé stesso. Ancora Ethan Johns per tornare leggermente sui propri passi. Gossip In The Grain (2008 - ****) mette finalmente a fuoco tutte le potenzialità dell'autore anche in ambito soul. Certamente mancano i brani killer di Trouble, ma la qualità generale del repertorio è molto più alta. Resta il fatto che Let It Be Me è una delle sue migliori canzoni di sempre, ennesimo motivo per conoscere questo bel disco. Con l'aiuto della band di accompagnamento dei Pariah Dogs, LaMontagne decide di auto prodursi. Nonostante un riscontro di critica pessimo, God Willin' And The Creek Don't Rise (2010 - ****) è, a mio parere, il suo lavoro migliore. L'iniziale Repo Man sembra indicare la strada di un prossimo futuro molto rivolto ai ‘60s. Poi però ci sono pure New York City's Killing Me, la title track e la struggente Like Rock N'Roll And Radio. |