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SMASHING PUMPKINS Discografia

Gli Smashing Pumpkins si formano a Chicago in modo casuale proprio durante il boom della musica grunge. Diciamo "in modo casuale" perché la loro musica ha poco a che spartire con gli altri esponenti della scena ed ha invece solide radici nel rock degli anni '70 e '80. La formazione fin dall'inizio prevede Billy Corgan (chitarra e voce), D'Arcy Wretzky (basso), James Iha (chitarra) e Jimmy Chamberlin (batteria). Immediatamente i segni peculiari del gruppo sono la voce sgraziata ed un filo petulante di Corgan e la batteria potente, eppure fantasiosa di Chamberlin.

Gish (1991 - ****) è una strabiliante cascata di chitarre elettriche psichedeliche che subito fa gridare al miracolo. Corgan è il leader maximo di un impianto ricchissimo di suggestioni che produce pezzi da novanta come I Am One, Siva e Tristessa. Il brano migliore è però forse l'affascinante Snail.

Per raggiungere il tanto agognato successo di massa, Corgan non esita di fatto ad esautorare in studio il chitarrista James Iha e la bassista D'Arcy Wretzky per suonare personalmente anche le loro parti.
I fatti gli danno ragione perché Siamese Dream (1993 - ****) diventa subito un caso prima di critica e poi commerciale. L'arpeggio iniziale del singolo Today è destinato ad entrare nella storia del rock, così come nelle case dei ragazzi di tutto il mondo risuonano la splendida ballata orchestrale Disarm e l'aggressiva Cherub Rock. Ma questo è anche il disco dove si ascoltano Soma, Luna, Geek U.S.A. e Silverfuck.
 

Con la lunga e parzialmente irrisolta Mayonaise si rende esplicito il debito che la grunge generation ha nei confronti dei Sonic Youth.

Lo stato di grazia di Billy Corgan come compositore è certificato dall'ottima riuscita perfino di Pisces Iscariot (1994 - ***), raccolta di b-sides che dimostra la sua sostanziale infallibilità. Molto belle la ballata acustica Soothe, le potenti Frail And Bedazzled e Blew Away e soprattutto quell'autentica orgia di chitarre elettriche intitolata Starla. A colpire è anche la scelta inusuale delle cover: niente indie rock degli anni '80, ma invece A Girl Named Sandoz (allucinato singolo "americano" di Eric Burdon & The New Animals) e Landslide (melensa, ma piacevole ballata dei Fleetwood Mac del periodo Nicks / Buckingham).

Uscito molti anni più tardi rispetto alla data alla quale si riferiscono le registrazioni, Earphoria (1994 - ***1/2) testimonia l'atmosfera carica di tensione creativa dei concerti del periodo. Gli altri tre membri non vedono l'ora di dimostrare a quel bastardo di Corgan che anche loro meritano di far parte del successo degli Smashing Pumpkins. Il risultato non è perfetto perché si è scelto di far uscire una raccolta di brani live invece di una singola esibizione integrale. Superiori alle altre una I Am One registrata a Barcellona ed una sorprendente rilettura di Cherub Rock presa dall'altrimenti inedito unplugged di MTV.

Il capolavoro enciclopedico della stagione del Grunge è un doppio album e si chiama Mellon Collie And The Infinite Sadness (1995 - *****). Ancora una volta Corgan esautora in studio i suoi pards e si costringe ad oltre un anno di lavoro sovrumano. Noi non possiamo che ringraziarlo perché l'album è oggettivamente splendido. Ci sono diversi filoni nel labirinto di Mellon Collie: quello classicamente prog rock, richiamato anche dalla grafica di copertina, si esprime con la strumentale title track e con Tonight Tonight, To Forgive, Cupid De Locke, Galapagos (che potrebbe benissimo essere una cover dei Genesis di Nursery Crime) e By Starlight; quello ortodossamente alternative rock si esplica con Zero, Bullet With Butterfly Wings, X.Y.U. e Fuck You (An Ode To No One); quello praticamente post rock ha i suoi momenti di gloria nelle lunghe suite Porcelina Of The Vast Oceans e In Thru The Eyes Of Ruby; il senso pop di Corgan esce fuori in Love, 1979 e We Only Come Out Tonight. Poi c'è anche il glam rock di Here Is No Why, che rilegge il riff di Ziggy Stardust in modo più che convincente, a concludere il giro di omaggi alla storia del rock.

Il gruppo si imbarca in un poderoso tour mondiale in cui muore di overdose il tastierista Jonathan Melvoin, ingaggiato per ricreare da vivo i pomposi arrangiamenti di Mellon Collie. La macchina è però ormai in moto e Corgan decide di continuare licenziando il batterista Jimmy Chamberlin (reo di aver fornito la dose letale di eroina al povero Melvoin) ed annunciando al mondo la prossima uscita di un disco completamente acustico.

Per ingannare l'attesa il solito bulimico Corgan si lascia ispirare dalle b-sides del singolo Zero per far uscire addirittura un cofanetto quintuplo intitolato The Aeroplane Flies High (1996 - ***) che riporta le outtakes, invero senza infamia e senza lode, del già monumentale Mellon Collie And The Infinite Sadness. Gli Smashing Pumpkins spiazzano i propri fans con due singoli sostanzialmente elettronici come The End Is The Beginning Is The End e Never Let Me Down Again (cover di un successo d'annata dei Depeche Mode).

La ricerca di un nuovo batterista caratterizza la lavorazione frastagliata di Adore (1998 - **1/2). Prima Matt Cameron (proveniente dai Soundgarden ed infine felicemente accasatosi presso i meno celebrali Pearl Jam) e poi Brett Walker (Frogs) tentano, senza successo, di soddisfare le esigenze di Billy Corgan. Alla fine il posto di batterista viene preso a sorpresa dal mitico Kenny Aronoff, vero protagonista del rock anni '80 con il proprio lavoro propulsivo dietro alla musica di John "Cougar" Mellencamp e di John Fogerty. La lavorazione del disco che doveva essere acustico ed invece è stucchevolmente new wave ed elettronico, prosciuga totalmente la voglia di lottare contro i mulini a vento della bassista D'Arcy Wretzky, la quale abbandona definitivamente la compagnia. Ad ascoltare Adore si rimane subito piacevolmente sorpresi dall'uno - due iniziale: To Sheila è una ballata acustica che sarebbe piaciuta alla Beth Gibbons solista, mentre Ava Adore è una delle canzoni più convincenti dell'intero repertorio. A cominciare dall'insulso pop di Perfect, si ha però un peggioramento sensibile canzone dopo canzone. Si salvano solo le suggestioni in stile Cure della misteriosa Tear.

Con il ritorno del ripulito Jimmy Chamberlin dietro alla batteria e l'ingaggio dell'avvenente bassista Melissa Auf Der Maur (ex Hole), gli Smashing Pumpkins cambiano completamente marcia scegliendo un rock duro e compatto che non si vergogna di flirtare con il metal (The Everlasting Gaze, Heavy Metal Machine). Machina: The Machines Of God (2000 - ***) è album dignitoso e niente di più. Corgan riesce comunque a tirare fuori dal cilindro segni di classe come Stand Inside Your Love e The Age Of Innocence.

Appena due anni prima sarebbe sembrato inconcepibile, ma l'insuccesso commerciale e di critica di Machina li fa addirittura licenziare dalla casa discografica. Il gruppo si prende una lunga pausa sabbatica e pubblica solo su internet il sorprendente album gemello Machina II: The Friends And Enemies Of Modern Music (2001 - ***), che è probabilmente superiore al proprio predecessore. Spiccano nella scaletta Cash Car Star, White Spider ed una curiosa cover di James Brown (Soul Power).

James Iha collabora con gli A Perfect Circle, Mellisa Auf Der Maur inizia una fortunata carriera solista in odore di stoner rock, mentre Billy Corgan e l'inseparabile Jimmy Chaberlin affondano con l'irrisolto side project Zwan.

Finalmente il sogno di Billy Corgan si concretizza. Gli Smashing Pumpkins tornano in pista ridotti solo ad un duo. L'album Zeitgeist (2007 - ***) non è però niente di speciale e sembra ricalcare in modo bovino le atmosfere hard della prima parte di Machina. A quando un nuovo Mellon Collie? Intanto i fans devono per forza di cose consolarsi con le chitarre roboanti e trattate del singolo Doomsay Clock.

 Ormai della formazione originale degli Smashing Pumpkins resta il solo Billy Corgan al momento dell'uscita di Oceania (2012 - ***1/2). Si tratta di un album gradevole con diversi momenti quasi pop e tante power ballad. Probabilmente è l'album che doveva uscire al posto delle insicurezze dark wave di Adore e viceversa. Comunque in Oceania ci sono diversi brani veramente azzeccati come Panopticon, Violet Rays, Oceania, The Chimera e Glissandra.

Come vedete Corgan non ha perso il gusto per i titoli fantasiosi, ma l'uscita di un nuovo album degli Smashing Pumpkins non può più essere considerata un evento come nell'epoca d'oro degli anni '90.

               

Oceania: Live In New York City (2013 - ***1/2) è un monumentale album triplo (2 cd + 1 dvd) che racconta il tour di Oceania. Sembra strano ma, a conti fatti, è la prima parte dello show, quella con il nuovo materiale, a risultare più convincente. Corgan & co. si esaltano con i suoni pesantemente fine ‘70s - inizio ‘80s prediletti dal leader.  
Una miscela tra prog e new wave che è in effetti originalissima ed unica al mondo. Le punte di diamante si chiamano Violet Rays, Pale Horse e The Chimera. Nella seconda parte una bella cover di Space Oddity (David Bowie), ma anche versioni troppo caotiche di Bullet With Butterfly Wings o Zero.
 
Dopo Oceania, il progetto Teargarden By Kaleidyscope (invero dai contorni poco definiti), prevede l'uscita dell'album Monuments To An Elegy (***1/2). Il notevole utilizzo delle tastiere, le atmosfere per metà dark wave e per metà pop, portano nuovamente i Pumpkins a percorrere le strade di Adore.

Ormai in formazione sono accreditati soltanto Billy Corgan ed il chitarrista Jeff Schroeder, mentre in questa occasione le parti di batteria vengono curate da Tommy Lee (storico batterista dei Motley Crue). Benché formato da materiale notevolmente più leggero rispetto a quello che ha caratterizzato gli ultimi quindici anni di vita della band, il disco funziona alla grande. Corgan ci mette tutta la sua arte, citando i Rush degli anni ‘80 nell'iniziale Tiberius, cercando con il singolo Being Beige di replicare il successo planetario di 1979 e firmando almeno tre canzoni pop perfette (Drum + Fife, Anti-Hero e Run2Me). Evidentemente la sua storica collaborazione con i New Order, alla fine ha dato i frutti sperati.

  Lorenzo Allori