Mentre il rock britannico è ancora inconsolabile per l'amara conclusione della vicenda artistica degli Smiths, a Londra si forma una band destinata a ricoprire un ruolo importantissimo nella storia del brit pop. Si tratta dei Suede, capitanati dal cantante Brett Anderson e dal chitarrista Bernard Butler. Il primo è un dandy legato all'estetica del glam rock anni '70, il secondo una sorta di guitar hero che guarda sicuramente nella stessa direzione del compagno, ma sa anche allargare gli orizzonti verso il Nuovo Mondo di Stephen Stills e Neil Young. |
| La storia inizia con l'album intitolato Suede (1992 - ****), che rimane anche oggi il disco più conosciuto del gruppo. Se Parklife dei Blur e Definitely Maybe degli Oasis, entrambi del 1994, sono i due album più riconoscibili del brit pop, Suede è il disco che apre le porte del successo alla nuova generazione di rocker britannici. |
Al basso profilo della "grunge generation", i Suede contrappongono teatralità, ambiguità sessuale e romanticismo. Brett Anderson ha un timbro vocale che richiama esplicitamente David Bowie e Brian Ferry, mentre Butler ci dimostra che saper fare belli assoli di chitarra non è un delitto, anzi. La canzone capolavoro Animal Nitrate è solo la punta dell'iceberg, inserita in una scaletta dove ci sono anche cose del tipo di So Young, Pantomime Horse, The Drowners e Animal Lover. Passano solo due anni e Dog Man Star (1994 - ****) è già un piccolo insuccesso di pubblico. I Suede sono ancora più tristi e barocchi e per questo la critica gli osanna, ma gli appassionati storcono la bocca. Dog Man Star è in realtà spettacoloso soprattutto nelle ballate ed in certe soluzioni quasi in odore di prog rock. Introducing The Band sferza l'ascoltatore, che poi sprofonda nella tristezza cosmica di We Are Pigs, Heroine, The Wild Ones e This Hollywood Life. I brani migliori sono però nella seconda parte della scaletta e rispondono ai nomi di The Two Of Us e The Asphalt World. Difficile scegliere quale sia il migliore tra i primi due album della band. Alla fine delle registrazioni di Dog Man Star, Bernard Butler lascia il gruppo per essere sostituito dal giovanissimo Richard Oakes. I Suede diventano poi un quintetto con l'aggiunta delle tastiere di Neil Codling, che diverrà cruciale nell'economia del suono del gruppo (anche se lo funesterà con i suoi continui problemi di droga). Il terzo album, intitolato Coming Up (1996 - ***), è forse il più pop della carriera del gruppo londinese. Il singolo Trash finisce per deludere i fans più esigenti, mentre il successo dell'altro singolo The Beautiful Ones, ci riporta indietro fino all'inizio degli anni '70, allorché David Bowie furoreggiava con Hunky Dory. La realtà è che la formula dei Suede sta iniziando a mostrare i segni del tempo ed una buona canzone come Lazy, non riesce certo a nasconderli del tutto. Durante la successiva pausa di riflessione, i Suede producono un doppio album di scarti e b-sides. Sci - Fi Lullabies (1997 - ***1/2) risulta essere una piccola miniera d'oro, che riconcilia la band con i propri sostenitori. Raramente ci sono state, nella storia del rock, raccolte di inediti di questo livello. La dipendenza dalle droghe del leader Brett Anderson mette in serio pericolo la lavorazione del nuovo album e dello stesso gruppo. Head Music (1999 - ***1/2) rappresenta invece un pieno riscatto artistico per i Suede. Electricity, She's In Fashion, Everything Will Flow, Elephant Man e soprattutto la splendida Can't Get Enough, stanno di diritto tra le cose migliori mai incise dalla band. A New Morning (2002 - **1/2) di fatto annuncia la fine del gruppo. Il disco è un tentativo piuttosto maldestro di fare musica più raffinata e cantautorale rispetto al passato. Ormai il convoglio del brit pop è deragliato e nessuno è disposto a dare più credito ai Suede; ovviamente fino al prossimo revival. |