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THE REPLACEMENTS Discografia

Usciti fuori dal calderone di Minneapolis nel momento magico dell'hardcore punk, i Replacements rappresentano uno degli episodi più splendenti del genere. Nati nel 1979 e trascinati da Paul Westerberg, uno dei migliori autori degli anni 80, seppero coniugare le istanze punk e le connotazioni sociali che da sempre si porta dietro (rabbia, rifiuto dell'autorità, atteggiamenti autolesionisti) con una capacità melodica unica nel suo genere che rese la band ponte ideale tra il rock e la tradizione pop e folk, soprattutto nella ultima parte della loro carriera. Insieme all'altra gloria di Minneapolis, gli Husker Du, descrissero la generazione degli ultimi, dei giovani senza futuro e perennemente costretti a sedersi in panchina ad attendere il proprio turno per diventare protagonisti. Attraverso i testi dello stesso Westerberg, però, le vite dei ragazzi di provincia diventavano improvvisamente motivo di interesse globale e ciò rese lo stesso frontman il portavoce naturale del pensiero di migliaia di adolescenti. Completano la formazione originale, Bob Stinson alla chitarra (responsabile del sound grezzo e granitico che contraddistinguerà per sempre la band), suo fratello Tommy al basso e Chirs Mars alla batteria.

  L'esordio è dal titolo chilometrico: SORRY MA, FORGOT TO TAKE OUT THE TRASH (1981 - ***), un velocissimo e dozzinale manifesto per una festa trash punk. Un disco di ragazzini che hanno solo voglia di distruggere tutto ciò che trovano a tiro. Westerberg urla sguaiato e sgraziato di fronte ad una ipotetica folla intenta più ad assecondare i propri sfoghi fisici piuttosto che ascoltare la musica.

Pezzi come Shiftless when Idle, Shut Up, Rattlesnake ed il travolgente pezzo d'apertura Takin' a Ride non fanno altro che perpetrare l'iconografia punk più bieca e sottoproletaria. Da segnalare, comunque, alcuni pezzi di rattoppato impegno sociale come I Hate Music e Johnny's gonna Die.

Sullo stesso livello si colloca l'Ep STINK (1982 - ***). Un disco che addirittura si apre con la voce della vera Polizia di Minneapolis che interviene durante un party di quegli anni e annuncia la fine della festa. Basta leggere i primi 4 titoli del disco per capire il tono di tutto il lavoro: Kids Don't Follow, Fuck School, Stuck in the Middle e God Damn Job. Epilettici, pretenziosi, incarogniti come nella migliore tradizione hardcore. Eppure, subito al di sotto di una pista da ballo piena di resti di bottiglie rotte, sigarette spente e sangue si cela l'animo più blues e cantautoriale di Westerberg (White and Lazy) che non dovrà attendere molto prima di uscire fuori completamente.

HOOTENANNY (1983 - ***½) è il disco che lascia intravedere ciò che la band sarebbe diventata di lì a poco. Piano piano, gli atteggiamenti animaleschi (dal vivo, Bob Stinson incarna in maniera perfetta lo stereotipo distruttivo nel quale il pubblico può riconoscersi), la furia incontrollata, lasciano spazio a passaggi più introspettivi, ragionati ma non per questo meno violenti (rimane un pezzo come Run It. 1.17 secondi che sono la colonna sonora per un furto in drugstore). Le trame blues si intrecciano col folk e addirittura con momenti surf (Buck Hill) e il disco raggiunge il suo climax con Willpower, un pezzo che sembra una sorta di seduta psicanalitica per Westerberg ed i suoi fans.

Ma è nel 1984 che i Replacements raggiungono l'immortalità con il primo lavoro di una trilogia che segnerà non solo la loro carriera ma fungerà da punto di riferimento imprescindibile per gli amanti del genere. LET IT BE (1984 - ****1/2) è il disco del destino. I "Mats" (come vengono da sempre chiamati dai fans) abbandonano quasi definitivamente ogni velleità punk e scelgono la ballata hard rock come veicolo principale per trasmettere il loro messaggio. Ciò provoca sostanzialmente due reazioni: la forza espressiva diretta, l'impatto deciso e crudo che era stato il marchio di fabbrica della band viene a decadere. Inoltre, i fans della prima ora gridano allo scandalo ed al tradimento. Ma i ragazzi sono cresciuti. Westerberg è cresciuto (aveva solo 21 anni al momento della registrazione di "Sorry Ma...") e tenta con successo di mutuare il disagio post adolescenziale con la consapevolezza dell'ingresso nell'età adulta. Un disco che è un affresco di un momento storico, di come una persona non dovrebbe sentirsi, dell'emarginazione portata a valore comune ed universale. Da Seen your Video a We're coming Out, passando per quel capolavoro di inadeguatezza e rassegnazione che è Unsatisfied e chiudendo con Answering Machine.

Ma il meglio deve ancora arrivare. Un anno più tardi esce TIM (1985 - *****) che, molto probabilmente, è uno dei punti più alti del rock anni 80. Westerberg è al massimo del suo genio compositivo, e sforna pezzi di una intensità e di una verità sconvolgente. Il lato B, soprattutto, è un trionfo della linea da sempre portata avanti dai Mats (passività, impreparazione, rassegnazione, assenza totale di qualsivoglia stimolo): in Bastards of Young si alza deciso l'urlo del cantante che è, al tempo stesso, una dichiarazione di intenti ed una disperata presa di coscienza: "We are the sons of no-one". Figli di nessuno. E per questo figli solo di se stessi e prodotti del loro ambiente. Dai rimasugli di ballroom di Lay It down Clown arrivando alla delusione sentimentale di Little Mascara dopo aver sciorinato un po' di annacquata anarchia in Left of The Dial. La chiusura con Here comes a Regular, ci offre infine, una tra le ballad più intense di sempre per il circuito indipendente. Da ricordare anche Kiss me on The Bus e il momento quasi rockabilly di I'll Buy. I tempi della Hardcore sembrano ormai lontani anni luce. Rimane il mondo violento e cinico nel quale Westerberg si muove e che continua a descrivere come pochi della sua generazione hanno fatto.

Chiude questa irripetibile trilogia PLEASED TO MEET ME (1987 - ****). Molte cose sono cambiate da TIM. Ad esempio, Bob Stinson ha abbandonato la band, a quanto pare per insanabili divergenze artistiche con Westerberg (che sin dall'inizio della sua carriera si porta dietro la fama di controllore ossessivo del progetto Replacements e di ogni aspetto dell'attività della band, oltre che essere considerato un vero e proprio dittatore da coloro che gravitano intorno all'ambiente dell'epoca) e viene sostituito da Slim Dunlap. E' chiaro che il suono ne risentirà sensibilmente. Meno abrasivo, si denota una certa ricerca stilistica. Il lavoro è quello della piena maturità, dell'abbandono pressochè definitivo degli anthem punk e della rabbia giovanile e mette in luce la talentuosa versatilità di Westerberg: dalle ballate come Nightclub Jitters a pezzi più tirati come Can't Hardly Wait, Red Red Wine e, soprattutto, Alex Chilton, pezzo dedicato al leader dei Big Star, da sempre punto di riferimento per il frontman dei Replacements.

Usciti dalla loro epopea dorata, i Replacements confezionano il loro album probabilmente più commerciale: DON'T TELL A SOUL (1989 - ***) conferma l'indirizzo preso nel lavoro precedente e ci mostra Westerberg ancora prigioniero di spettri giovanili (Achin To Be) ma tuttavia capace di scrivere ottime canzoni (Back to Back, Asking Me Lies), trasformando il proprio sound e collocandolo sulle tranquille e rassicuranti terre del power pop. Nonostante questo, persiste quel malessere, quella voglia di cambiare tutto, di non essere mai soddisfatti di sé stessi (I'll Be You) che rimarrà per sempre il cuore di tutta l'opera dei Mats.

Il canto del cigno dei Replacements è ALL SHOOK DOWN (1990 - **½) segnato irrimediabilmente da un calo di ispirazione generale e poco altro. Si salvano un paio di pezzi interessanti come Merry Go Round e My little Problem ma all'interno della band, la personalità del cantante è ormai diventata troppo ingombrante e diventa naturale lo scioglimento nel 1991.

 

Westerberg intraprenderà la sua attività solista e già nel 1993 debutterà col primo lavoro personale 14 SONGS (***) dove esplorerà con convinzione i sentieri del folk e della musica tradizionale americana. Gli album seguenti sono però una cocente delusione, salvo forse SUICAINE GRATIFICATION (1999 - *** ½), una sorta di autobiografia/testamento musicale di una vita alla ricerca dell'affermazione personale e di come il peso degli eventi abbia trasformato un incazzato ragazzino della provincia americana in un monumento vivente per il punk ed il rock.

Nel frattempo, gli altri membri dei Mats non rimangono immobili. Slim Dunlap e Chris Mars daranno vita a buone carriere soliste, Tommy Stinson fonderà i Bash And Pop che pubblicheranno l'album FRIDAY NIGHT IS KILLING ME (1993). Suo fratello Bob, invece, diventerà l'ennesima vittima del rock and roll ed il 18 febbraio 1995 troverà la morte a soli 36 anni a causa dei suoi abusi di alcool e droga.

Nel 2013, i Replacements tornano a battere un colpo pubblicando l'Ep SONGS FOR SLIM, 5 pezzi, tra cui una cover di I'm Not Sayin' di Gordon Lightfood del 1965, che bussano alla porta del blues e del boogie. Un raggio di luce per i fans che sperano di vederli presto in una prova sulla lunga distanza dopo 23 anni di silenzio.

 
 Alberto Niccolai