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IL CATTIVO TENENTE

(Bad Lieutenant)
Di: Abel Ferrara (USA, 1992)
Con: Harvey Keitel, Frankie Thorn, Paul Hipp, Victor Argo, Peggy Gormley, Paul Calderon


Vi va un viaggio all'inferno?
Non un inferno in senso dantesco, ma un inferno reale, vivo.
Quello dove Abel Ferrara vi condurrà con questo film, narrandovi la storia di un tenente di polizia (di cui non dice neanche il nome) che è quanto di più peccatore ci possa essere: corrotto, perverso, violento, alcolizzato, drogato, oppresso dai debiti. Ma che indagando sullo stupro di una suora trova la capacità di redimersi, non tanto con chi gli sta intorno, ma con se stesso.Tanto per cominciare questo film è nella mia top ten ed è il miglior film di quel genio urbano di Abel Ferrara ("Occhi di serpente", "Blackout", "Fratelli"...)

Il suo stile, molto diretto e libero da compromessi e fronzoli, qui si esprime nella sua forma più alta, descrivendo la parabola di un uomo che tocca e vive i gradini più bassi della specie umana. Un film crudele, duro, un puro e semplice pugno nello stomaco, ma che meglio di qualunque altro descrive la discesa all'inferno e la sua faticosa risalita per riconquistare un briciolo di dignità.

La morale cristiana e il conflitto religioso e umano sono presenti spesso nei film di Ferrara. Non a caso, il protagonista dopo un apparizione di Gesù, che inizialmente infama e impreca, si redime, o meglio prova in qualche modo a redimersi, riscoprendo il perdono (a modo suo).

 

Harvey Keitel (Le Iene, Taxi Driver, Mean Streets...) si conferma come uno dei migliori attori della sua generazione, qui nella sua interpretazione più bella ed estrema, sublime nell'esprimere i sentimenti e le reazioni quotidiane di quest'uomo crudele e disperato che mugola di dolore come un animale e, per quanto ripugnante, con cui lo spettatore in qualche modo si identifica. Molte le scene in cui la bravura di Keitel è impressionante (il monologo in chiesa, la masturbazione di fronte a due ragazze, la parte finale).

Fotografia sporca, nera, notturna, dai colori poco definiti (perfino nelle scene alla luce del sole) che rende il tutto ancor più allucinante. Orecchio anche alla colonna sonora che, per quanto scarna, è efficacissima ed è nei momenti giusti. Onnipresenti (quasi una voce fuori campo) le cronache radio o televisive delle partite di baseball su cui il protagonista scommette cifre enormi perché pieno di debiti. Oltre a tutto il resto, saranno proprio gli esiti di queste partite a rovinarlo. Ferrara parte da una storia terrena per raccontare la parabola di un uomo senza nome, perché potrebbe essere chiunque. Tutti possiamo toccare il fondo.

Non un film allegro, ma comunque necessario per il crudo realismo con cui affronta un tema così vasto e particolare: il perdono. Non ci sono mezze misure: o piace o non piace.
Se siete troppo sensibili, vi scioccherà e lo odierete. Se avete lo stomaco e il cuore duro vi scioccherà lo stesso ma amerete questo capolavoro vero ed estremo come pochi.
Ferrara è un regista geniale e con le palle e qui lo dimostra appieno.

Mirko Ciardi