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IL GRANDE SONNO

(The big sleep)
di Howard Hawks (USA, 1946)
con Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Dorothy Malone, John Ridgely.



"Come lo vuole il brandy?"
"Nel bicchiere!".
Marlowe risponde così, alla domanda del vecchio milionario che lo ha ingaggiato per risolvere un caso di ricatto.
Marlowe è una suola, un detective privato, amante del vizio e delle belle donne e, come ogni investigatore che si rispetti, ha sempre la risposta pronta, non spreca mai il fiato. Il personaggio di Philip Marlowe è nato dalla penna dello scrittore statunitense Raymond Chandler, autore di pochi romanzi e alcune sceneggiature come "La fiamma del peccato" di Billy Wilder e "L'altro uomo" di Alfred Hitchcock.


"Il Grande sonno" non è stato né il primo né l'ultimo adattamento per il cinema dei romanzi legati a questo personaggio, ma Humphrey Bogart lo ha caratterizzato irrimediabilmente, al punto da condizionare le interpretazioni future di attori del calibro di Robert Mitchum ed Elliot Gould.

Sembra quasi che Chandler abbia cucito addosso al grande Bogey, la figura cupa e tagliente del detective dal sangue freddo e dal cuore tenero. Laurent Bacall e Martha Vickers nelle vesti delle figlie del vecchio milionario sono sublimi, trasudano eleganza e passione, sono sensuali al limite della censura dell'epoca.

 

Quando la Bacall e Bogey compaiono insieme sulla scena si percepisce la passione e l'amore che li legavano anche fuori dal set, la temperatura si surriscalda e i giochi di sguardi e le battute allusive lambiscono un lieve e sfumato erotismo.
La trama del film è fin troppo complessa tant'è che a tratti lo spettatore rischierebbe di perdere il filo della storia se lo stesso Marlowe non spiegasse ai vari personaggi ciò che sta accadendo.

La sceneggiatura, scritta in collaborazione con il premio nobel William Faulkner, è composta da dialoghi incalzanti e precisi che a volte risultano un po' forzati ma sempre ben scritti. Howard Hawks conduce la regia con classe non cedendo mai alla tentazione di spezzare il filo narrativo con flash back o voci fuori campo tenendo sempre la tensione al massimo.
Il regista doma la macchina da presa imponendole i ritmi e la presenza, a volte ingombrante, di Bogart attorno al quale ruotano le conturbanti figure femminili esaltate da inquadrature ammiccanti.

"Ama le orchidee?"
"Non particolarmente - Sono orribili! La loro carne assomiglia troppo a quella umana e il profumo ha la putrida dolcezza della corruzione." Risponde così il vecchio Sternwood alla domanda di Marlowe.

L'inviato Morellik