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LA CENA PER FARLI CONOSCERE

Di Pupi Avati. (Italia, 2006)
Con Diego Abatantuono, Vanessa Incontrada, Violante Placido, Ines Sastre, Francesca Neri




Il personaggio principale de "La cena per farli conoscere", Sandro Lanza, è un attore di telenovela che, a sessant'anni, capisce di aver perduto, oltre ai capelli e il sorriso, anche il rispetto delle tre figlie, ormai adulte.
La trama del film si snoda attraverso una serie di avvenimenti tipici della commedia all'italiana.

Il padre, disperato a causa del declino fisico e professionale, affronta una serie di incontri scontri con le figlie che culminano in una cena rocambolesca e pacificatrice.
Il cast, diretto magistralmente da Pupi Avati, trova in un brillante Diego Abatantuono ("Mediterraneo", "Nirvana", "Regalo di Natale"), l'unica figura di spessore.
L'attore milanese, alla quinta collaborazione con il regista, convince nel ruolo di Lanza, recitando con passione, dosando il lato pacchiano e quello tenero del personaggio senza scivolare in un facile istrionismo. 
 

I ruoli femminili, interpretati da Ines Sastre ( "Lost City", "Io no"), Violante Placido ( "Che ne sarà di noi", "Jack frusciante è uscito dal gruppo"), Vanessa Incontrada ("Il cuore altrove") e Francesca Neri ( "Danni collaterali", "Il siero delle vanità") confermano la capacità del regista bolognese di dirigere attori mediocri con risultati insperati.
In effetti, la filmografia di Pupi Avati abbonda di bei film recitati da pessimi attori come nel caso de "La casa dalle finestre che ridono" che vedeva come interpreti principali Lino Capolicchio e Gianni Cavina.
Avati esprime, ancora una volta, un cinema raffinato, avvalendosi di armi semisconosciute ai registi italiani contemporanei, quali la delicatezza e l'ironia.
Questa pellicola entra di diritto a far parte della sua migliore filmografia, unendosi idealmente a film come "Regalo di natale", "Magnificat" e "La seconda notte di nozze".
Il filo che lega i lavori del regista bolognese sembra essere la capacità di fare film di buon livello senza bisogno di superflui colpi di scena, bizzarre trovate registiche o epifanie celesti.
L'analisi, spesso ironica, dei rapporti familiari e la satira, lievemente snob, rivolta alla società contemporanea, schiava della televisione e dei rotocalchi, sono un toccasana per occhi abituati a subire film che ricordano il mondo della pubblicità piuttosto che quello della celluloide.


L'inviato Morellik