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NOSFERATU

di Friedrich Wilhelm Murnau (Germania 1922)
con Max Schreck, Gustav von Wangenheim, Greta Schröder, Alexander Granach




Se doveste pensare a tre immagini, a tre fotogrammi fra i più significativi del Cinema degli esordi quali scegliereste? Personalmente la mia scelta ricadrebbe su questi:
un treno a vapore che entra in stazione, dei fratelli Lumière
la languida luna di Méliès con un razzo spaziale conficcato in un orbita oculare e l'ombra del vampiro Nosferatu proiettata sul muro
. Ed è proprio di questa ombra che voglio parlare, un incubo vecchio quasi quanto il cinema stesso firmato Friedrich Wilhelm Murnau.

 

Tutto cominciò nel 1921, quando Murnau e l'amico Henrik Galeen si
ritrovarono fra le mani una copia del romanzo del celeberrimo romanzo "Dracula il vampiro" dell'irlandese Bram Stoker e decisero di trarne un lungometraggio.
Le idee erano tante, ma i soldi molti meno, ergo, l'anno seguente, i due stabiliscono di riadattare il libro per il grande schermo cambiando nomi di luoghi e personaggi nel tentativo di non dover incappare nei diritti d'autore: Dracula diventa il Conte Orlok e la vicenda non ha luogo in Transilvania, ma in un posto qualunque dei Carpazi.

 

Finite le riprese (all'epoca i film si giravano al massimo in un paio di giorni), il film fu etichettato come un plagio spudorato e Stoker fece causa a Murnau, il quale viene obbligato dai giudici a distruggere tutte le copie di "Nosferatu".

Fu così che nessun contemporaneo del geniale cineasta poté assistere ad una proiezione del film. Ma il fato volle che Murnau avesse segretamente conservato una copia clandestina mai denunciata del suo lavoro.

Mai reato fu più provvidenziale; grazie a questo espediente, l'intera umanità può tutt'ora ammirare quello che forse è il più grande capolavoro espressionista della storia del cinema. Un vero e proprio gioiello ricchissimo di valenze culturali e storiche, un tableau vivant tranquillamente ergibile ad icona assoluta di un genere e di un'epoca, un compendium di arte, teatro e cinema su pellicola, che a distanza di quasi 100 anni è ancora in grado di spaventare, impressionare e commuovere.

Chapeau.

Superzonga