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TRAINSPOTTING

Di: Danny Boyle (GB, 1996)
Con: Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd, Robert Carlyle, Kelly Macdonald, Peter Mullan


Basta l'inizio a incollarti già alla poltrona con gli occhi fissi sullo schermo come Alex di "Arancia meccanica" (cui questo film fa più volte riferimento). Un secondo di immagine tranquilla in silenzio e poi parte sparata "Lust for life" di Iggy Pop e vediamo subito il protagonista inseguito dalla polizia e sentiamo subito la sua voce fuori campo pronunciare il mitico discorso sul destino della vita di un uomo medio che lui ha scelto inequivocabilmente di non seguire (senza particolari ragioni, dice lui..). Ha scelto di drogarsi, come quasi tutti i suoi amici (e anche chi all'inizio non lo fa poi lo farà). Ha scelto di infilarsi nel culo supposte di oppio e poi di tuffarsi letteralmente in uno schifoso cesso (il peggiore di tutta la Scozia) per recuperarle. Ha scelto di rubare film porno girati in casa da un suo amico con la sua donna, prima di innamorarsi di una pischella che gliela dà dopo una mezz'ora. Ha scelto di dividere la sua vita con un mucchio di sbandati e di psicopatici.
Come può non piacermi un film del genere? Così strano e allucinante eppure così vero.

 La prima parte è tutta da antologia (tutta la parte del protagonista in astinenza da droghe è agghiacciante), anche se poi perde leggermente di tono.

Tutti gli attori sono bravissimi (Robert Carlyle nella parte dello psicopatico Begbie è divino) con, tra gli altri, Irvine Welsh (autore del libro da cui è tratto il film) in un divertito cammeo nella parte di uno spacciatore. Una colonna sonora incalzante (Lou Reed, Iggy Pop, Primal Scream, Blur, Underworld...) accompagna la regia di Boyle che si esibisce in dinamismi e invenzioni registiche di gran classe.Un plauso speciale alla sceneggiatura (dialoghi strepitosi) e alla fotografia, nitida e sporca al contempo.

 

Un film tragico ma allo stesso tempo molto divertente. I drogati (questo è il primo film in cui i fatti sono raccontati dal loro punto di vista) sono così perché vorrebbero dimenticarsi di essere umani, ma non possono fino in fondo. Fino a che punto una persona può superare i confini? Questo sembrano chiedersi i personaggi, che alla fine ci rimangono tutti simpatici perché sono umani come pochi. Lo spettatore in un modo o nell'altro si identifica con loro. Perché tutti in qualche modo abbiamo toccato il fondo. C'è chi si rialza e sceglie la vita (come farà alla fine il protagonista) e chi rimane invece col culo per terra.

Ma non è detto che scegliere la vita sia sempre la strada più semplice. Ci vuole coraggio. Ci vuole coraggio a sopportare i natali in famiglia, il lavoro, la macchina, un maxitelevisore del cazzo, mutuo, polizza vita, colesterolo basso, schifezze nella pancia, telequiz, figli, rimanendo lontano dai guai in attesa del giorno in cui morirai.
Eh sì...ci vuole coraggio...
Pensiero finale: Mi chiedo come si deve essere divertito Sean Connery a vedere questo film...

Mirko Ciardi