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VELVET GOLDMINE

Di Todd Haynes (GB/USA,1998)
Con Ewan McGragor, Jonathan Rhys Meyers, Christian Bale, Toni Collette



Velvet Goldmine è un film del 1998, diretto da Todd Haynes. Film dalle mille citazioni nascoste. Fondamentalmente tratta la storia del glam degli anni '70, e di un particolare personaggio : Ziggy Stardust, l'invenzione che ha fatto la fortuna del David Bowie '70. Unico neo : Bowie in persona ha disconosciuto il film, negando qualsiasi pezzo suo per la colonna sonora e impedendo legalmente l'utilizzo di nomi reali per la trama.

Todd Haynes così ha ricostruito un intero film dove i personaggi sono apparentemente immaginari ma i riferimenti sono più che chiari. Tutto nasce dalla metafora di Bowie talmente incastrato nel personaggio di Ziggy Stardust che con un concerto di addio all'Hammersmith Odeon decide di uccidere il personaggio. Haynes sfrutta l'idea e crea Brian Slade (Jonathan Rhys-Meyers), cantante pop glam che inventa a sua volta in scena il personaggio "Maxwell Demon". Che però, a inizio film, nel concerto d'addio, viene ucciso davvero sul palco.
 
 

Salvo poi scoprire che era una trovata pubblicitaria e catapultarci negli anni '80 di colpo (dove "nel giro di 10 anni la vita è cambiata a velocità tale che sembra quella di qualcun'altro"), con Arthur Stuart (Christian Bale), giornalista incaricato di far luce sulla storia del finto assassinio di Slade.

La storia riprende da fatti e citazioni che a fan attenti non possono sfuggire (e altri più cifrati : Brian Slade si chiama Brian come Brian Eno e Jones come il Jones dei Rolling Stones, Maxwell Demon è il nome di una delle prime band di Brian Eno).

Se Maxwell Demon è Ziggy Stardust e Brian Slade è nettamente Bowie, dai primi pezzi più folk country degli inizi con tanto di capelli ricci rossi, ai travestimenti ambigui dei '70, il primo manager ricalca Kenneth Pitt, scopritore di Bowie a fine anni '60. Allo stesso modo Mandy Slade è nettamente la moglie Angela Bowie, e nello scaltro manager cinico e senza scrupoli Jerry Devine è inevitabile vederci Tony Defries, ossia il vero manager di Bowie, a contare soldi sotto i baffi dietro la scena ai tempi di Ziggy. E Jack Fairy, personaggio che rimane nell'ombra come ispirazione primaria del glam rock, potrebbe essere benissimo un Marc Bolan.

Le citazioni più evidenti però stanno tutte nel personaggio di Curt Wild (Ewan Mc Gregor al suo massimo): è un mix di Iggy Pop e di Lou Reed (quando si parla degli elettroshock subiti da bambino inevitabilmente i riferimenti alle biografie di Reed si sprecano). Sopratutto di Iggy Pop: vi basti dire che la sua prima apparizione in scena nel film è durante un concerto dove riesegue "Tv eye" degli Stooges, e dove alla fine saltella a petto nudo con pantaloni che gli calano fino a mostrare le parti intime. Esattamente come nei reali concerti dell'Iguana. Ed esattamente come nella realtà anche nel film Brian Slade/Bowie riprende Wild/Iggy Pop e gli produce i dischi di maggior successo.

Finale che si dice abbastanza pieno di frecciatine al Bowie commercializzato degli anni '80 e '90 : dopo varie interviste Arthur scopre che Slade si è riciclato in un personaggio plastificato e di dubbio gusto chiamato Tommy Stone.

Come detto prima Bowie negò tutto il negabile sul film, annunciando un suo contro-film sull'epoca di Ziggy, progetto però rimasto nel cassetto. L'unica cosa concessa è il titolo effettivamente preso da una canzone di Bowie (tra le più insignificanti degli anni '60).
La colonna sonora del film però vede in mezzo i Placebo (che a Bowie devono anche troppo) e, curiosità, è prodotta da Michael Stipe dei R.E.M.

Dr Zanna