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V PER VENDETTA

di J. McTeigue (USA/Germania, 2005)
con Hugo Weaving, Natalie Portman





Mai aggirarsi solitaria in una notte dove "loro" ti osservano, perché saresti già morta se lui, "V", non ti avesse salvata da quei loschi personaggi, ma adesso non puoi andartene e devi restare con lui finché non sarà tutto finito...
In un futuro imprecisato ma cupo e senza vie di fuga, agiscono persone comandate da una superiore e totalitaria regia che decide per loro e fa loro ignorare la verità, delineando su enormi schermi un campionario di bugie con cui riempire i telegiornali. E fin qui forse la fantascienza è velata soltanto.
Ma un giorno arriva un misterioso personaggio mascherato che, con abili mosse alla ricerca del gesto sensazionale, finisce per paralizzare e mettere in crisi questo regime assolutista, sfidandolo in una sorta di corpo a corpo psicologico.
 
 

La dolce ragazza testimone di tutto ciò (Natalie Portman), gli dovrà rimanere accanto fintanto che la più grande delle vendette sarà compiuta.
Di qui lei riuscirà a capire i lati più umani del misterioso individuo, e verrà catapultata nel suo mondo di paure, dubbi sulla possibilità di essere tradito, prove di fiducia e un soffio di amore mai dichiarato.

Hugo Weaving, in questa storia tratta dal fumetto di Moore e Lloyd, mai si toglie quella inquietante maschera da Guy Fawkes (ribelle impiccato nel 1605 durante la "congiura delle polveri" n.d.r.), eppure la sua espressività è enfatizzata nei gesti, giocando con una sottile ironia macabra senza mai svelarsi. La presenza della Portman è come ormai siamo abituati entusiasmante, la carica che l'attrice sprigiona è una sprizzata di colore e sottile erotismo che vola sulle superfici tingendole di passione e tensione, ma rimanendo soavemente sospesa in parole mai pronunciate, ma dette attraverso quegli occhi così grandi e profondi da essere sufficienti per dire tutto.

I tratti di una solida cinematografia da omaggiare ci sono tutti, e la pellicola si muove su questa consapevolezza attingendo a piene mani dai maestri e restituendoci un frammento di pensieri per il quale val bene la pena di soffermarsi a riflettere.

Daniele Nuti