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We Want Sex - Nigel Cole

REGIA: Nigel Cole

ANNO: 2010

NAZIONE: Gran Bretagna

DURATA: 113'

 

1968, Essex, Inghilterra. Allo stabilimento della Ford lavorano 55 mila operai nei vari settori e 187 donne in quelli di cucitura e rifinizione. Ambienti caldi e insalubri per un lavoro di ore ed ore, tanto che la pausa te la puoi concedere solo con un termo caffè portato da casa. La protesta, in un primo tempo guidata da rappresentanti sindacali uomini, contro la dequalificazione del lavoro di queste donne operaie, ne scatena ben presto un'altra, ben più importante: la richiesta di una retribuzione egualitaria. We Want Sex è il titolo che sta per "we want sex equality". Rita O' Grady è il personaggio fittizio che conduce le donne in questa lotta tutta al femminile, fino al raggiungimento dell'obiettivo: trattare direttamente con il governo - attraverso la "rossa fiammeggiante" nonché deputata donna Barbara Castle - ai fini di un trattamento salariale paritario. Un diritto che poi verrà esteso, diventando legge anche oltre l'Inghilterra.

Come ha giustamente affermato Marianna Cappi (mymovies.it), "la scelta di creare il personaggio fittizio di Rita O'Grady, leader di un gruppo che storicamente pare non aver avuto una guida altrettanto unitaria, (...) se risulta comprensibile ai fini della fluidità di scorrimento del racconto e della nostra capacità di affezionarci ad una protagonista assoluta, per contro semplifica fin troppo la struttura narrativa". Tuttavia la commedia che ne esce, per la regia di Nigel Cole (sì, il solito de L'erba di Grace), ha tutti i crismi - positivi - di una ricetta divertente, spassosa, moderata nei toni e nelle battute. Insomma col marchio "so britisch", si potrebbe dire.

Se si esclude l'intenzione iniziale, che ha visto il film basarsi anche su una serie di interviste fatte alle vere protagoniste di quegli anni, lo stesso film non risponde esattamente alle esigenze di una veridicità storica: davvero la protesta, come si chiede la Cappi, fu così unitaria? Di contro le proteste degli uomini furono veramente così pacate? E' pur vero, però, che il regista riesce con maestria a cogliere gli aspetti meno scontati dell'essere femminile e a renderli accattivanti, ingegnosamente strumentali alla missione del film che è quella di far sorridere. Agli occhi di Cole infatti non rimangono nell'oblio quelle peculiarità tipiche che differenziano l'uomo dalla donna, anche quando si tratta di portare avanti una battaglia: una certa intelligenza sociale e immediata che, quasi a sorpresa, la si può tirar fuori un po' come si fa con un coniglio dal cilindro (o con resti di stoffa per sedili auto nascosti dentro una borsetta); un certo modo civettuolo che non desiste dal manifestarsi anche in situazioni istituzionali; quel briciolo, più o meno grande, di vanità che non è detto debba scontrarsi con la serietà dell'attivismo sindacale.

Film secondo me da vedere. Due ore tranquille in un cinema che probabilmente non avrà neppure così tanti spettatori. Del resto, se non vai oltre la superficie spessa quanto il depliant degli orari, è pur  sempre un film catalogabile come "di genere".

 Letizia Magnolfi