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LA BUONA NOVELLA - David Riondino

Che David Riondino fosse un genio lo sapevamo. Che fosse anche una persona di rara sensibilità l'avevamo già capito parlandoci dopo le registrazioni del "Dottor Djembè", trasmissione da lui magistralmente condotta insieme con l'altro folletto Stefano Bollani. Ma parlare con lui oltre un quarto d'ora sul suo spettacolo "La buona novella" è stato davvero un piacere, non solo perché l'omonimo album di Fabrizio De Andrè è sempre stato - passatemi il termine- il mio disco "de chevet" per eccellenza, ma anche, e soprattutto, per le cose interessanti che David ci ha detto.

 E' stata per lui un'esperienza soprattutto di vita, un modo, come lui dice, di tastare il polso alle orchestre di paese in Italia, visto che lo spettacolo in questione si avvale proprio delle bande di "paese", in questo caso la Corale Guido Monaco e la Filarmonica Otello Benelli di Vergaio.


Lo spettacolo poi è stato veramente bello: sul palco, al centro, era presente David che si alternava al canto con la brava sorella Chiara ("la cantante di famiglia"), dotata di una voce malleabile e adattissima alla performance richiesta, poi un quintetto dalle solide basi jazz di Città di Castello diretto da Fabio Battistelli, e le due orchestre cittadine. Una sala gremita in tutti gli ordini di posti (per tutte le cinque date di tabellone) ha ascoltato rapita le canzoni di De Andrè.

Quello che ci ha colpito è il fatto che persone di tutte le età erano tra il pubblico. E' risultato chiaro che in sala c'erano molti che hanno vissuto direttamente l'uscita del disco nel 1970 e considerandolo un capolavoro della canzone italiana, ma erano presenti anche tanti giovani e questo ci fa  capire che Fabrizio De Andrè è un mito per tutte le generazioni.
 

Questo a una radio come la nostra che ha da sempre avuto lo slogan : "Mai un giorno senza trasmettere una canzone di De Andrè", e che ha organizzato una "maratona" di tre giorni per ricordare "Faber" nel decennale della sua scomparsa, non può fare che piacere. Per questo ringraziamo David Riondino per il suo bello spettacolo e per avere messo in scena uno degli album più belli della canzone italiana, cantato originariamente da un non credente (almeno nella Chiesa come istituzione), ma dotato di una grande umanità, come Fabrizio. D'altronde, come ha ricordato lo stesso David, a testimoniare la bellezza artistica e l'umanità sottostante al progetto di De Andrè, fu proprio la Chiesa a "sdoganare" l'opera e a trasmetterla su Radio Vaticana, smuovendo lo "stallo" in cui l'opera stessa era stata posta, con le altre emittenti (all'epoca solo quelle di Stato, in quanto non esistevano ancora le radio libere) che subito dopo cominciarono anch'esse a programmarla.


Insomma, in conclusione, "La buona novella", uno dei primi (se non il primo) "concept album" della musica italiana, trova continuamente nuova linfa nell'apprezzamento costante del pubblico che vuole conoscere anche i vangeli apocrifi (dai quali è stato attinto per scrivere le canzoni dell'album), che come ha ricordato Riondino, non sono neppure per la Chiesa vangeli "non veri", ma soltanto vangeli non rientranti nel Canone ufficiale per vari motivi. Insomma un invito a (ri)leggere il Protovangelo di Giacomo o quello di Tommaso, o ancora i racconti arabi dell'infanzia di Cristo, per potere apprezzare in pieno il Suo messaggio, perché, come hanno scritto molti credenti e non credenti e tra essi ad esempio Benedetto Croce nell'omonimo saggio, "non possiamo non dirci cristiani", apprezzando oggettivamente il messaggio "rivoluzionario" e di solidarietà e giustizia sociale di Gesù.

 Gianpaolo Braga