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BRIAN ENO - Ambient 1 - Music for airports

L’atto di nascita della musica ambient.
Brian Eno porta qui alle estreme conseguenze la sua idea di musica discreta, sulla scorta di Erik Satie.
Musica di sottofondo, non intrusiva, che si confonde con i suoni della vita quotidiana, col tintinnio delle forchette e dei coltelli a tavola, musica di riflessi di luce e barbagli improvvisi. Musica che è un alone morbido, una sottilissima tinta di colore nel profondo dei nostri orizzonti fisici e mentali. Musica supremamente d’atmosfera eppure, a volte, quasi terapeutica, psicanalitica. 

  Dopo Music for Airports verrà di tutto, la trance music, il chill out, la ambient house. E’ un intero universo musicale che comincia da qui. Anche la considerazione di Brian Eno come vero e proprio guru della musica moderna (per U2 e Talking Heads, a fare solo due esempi) deve molto, se non tutto, ai 4 brani di Music for Airports.
Brani intitolati con numeri (1/1; 2/1; 1/2; 2/2) come semplici parti di una totalità musicale che fluisce lentamente, apparendo inavvertita e improvvisamente scomparendo nel silenzio che avvolge il quieto pianoforte e l’elettronica di 1/1, le voci spettrali di 2/1, le voci e il pianoforte di 1/2 e i timbri da organo stellare di 2/2. Voci lontane ma sempre presenti, come diceva il titolo di quel vecchio film. Questo è l’effetto.
E fa sorridere pensare che questa musica, che si chiama pur sempre Music for Airports, fu scelta per sonorizzare le sale d’aspetto di alcuni aeroporti americani salvo poi essere ritirata perché, dicevano i passeggeri, li inquietava piuttosto che rasserenarli… Non è vero, non dategli retta. Piuttosto, appena possibile, dategli un ascolto. Magari a casa.

Luca Perlini