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DISCORSO SULL'ORRORE DELL'ARTE - E. Baj P. Virilio

Dialogo al vetriolo sullo stato dell'arte
tra Enrico Baj e Paul Virilio

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRE

di David Fiesoli

Questo libro è dedicato a chi è andato a vedersi una mostra d'arte contemporanea ed è uscito inferocito perchè non ci ha capito una mazza. E magari si è pure sentito umiliato da chi ha fatto finta, per non fare figuracce, di ammirare qualcosa di pretenzioso ancorchè orrendo e autoreferenziale. Diciamolo: capita anche spesso.

  Così Enrico Baj, spirito eccentrico e irriverente, artista difficile da catalogare, e Paul Virilio, massmediologo francese, urbanista e politologo, danno vita a un dialogo polemico, incalzante, illuminante contro la degenerazione dell'arte contemporanea, del suo sistema, dell'omologazione artistica, delle quotazioni smisurate, contro la mcdonaldizzazione dell'arte fatta dalle schifose Biennali, le orrende Triennali, le noiose pareti del Guggenheim, la barbosa Fondazione Saatchi, i Pinault, gli Arnault, le fotografie dei loro amici e molte altre realtà fatte di "epuloni rimbambiti e ricicloni, finti collezionisti collezionati da veri cicisbei".

Pongono domande come questa: perché fanno arte i due imbianchini che incessantemente dipingono di bianco e poi di nero e poi ancora di bianco la stanza dell'artista bulgaro Nedko Solakov, e non i quattro spazzini che all'esterno rastrellano i viali di sassolini? Perché una bottiglia di gin abbandonata a terra nel padiglione americano da un beone scherzoso attira pensosi capannelli di ammiratori che si sussurrano commenti estasiati? Chissà.

Perché si deve fare la coda per vedere bambole rotte appese a qualche cordicella? Perché lo dice la gente, lo scrivono i critici? Contro le immagini autoreferenziali, che si parlano addosso, tiranniche, figlie dell'indegno rapporto incestuoso con l'estetica pubblicitaria, orrende perché prive del lavoro dell'uomo, frutto della fredda tecnofilia, esaltate da vuoti riti collettivi rinfrescati da donnine e donnone tronfie di mondanità e celebrazioni, Baj e Virilio giungono a una conclusione: il sonno della ragione genera mostre. Mostre ed eventi dove vincono i più "forti", ossia i più "spettacolari" ed "efficaci", i meglio "performanti", gli adatti all'audience, per cui è il prezzo a determinare il valore dell'oggetto e non il contrario.
Si parla di quotazioni e denari sperperati nei salotti bene e dal linguaggio marziano, perché l'opera d'arte non dialoga più coi suoi fruitori: pur vecchia quanto l'uomo, con l'uomo non ha più nulla a che fare.

Un invito colto e raffinato, quello di Baj e Virilio, a sdoganarsi dall'intimidazione dei finti critici, dei curatori artistici incuranti dell'arte che ci fanno annegare in cocktail per presenzialisti e vernissage catodici, che ci affogano nelle immagini della TV, del web, dei cellulari, restringendo il nostro campo ottico fino a perdere la percezione della sconfinata realtà. "Quante mostre, quanti eventi gareggiano per divenire il punto di riferimento per la loro schifezza, metafora di ogni pochezza, esteriorità, banalità: questa è l'arte ufficiale up-to-date".

 ENRICO BAJ, PAUL VIRILIO
"Discorso sull'orrore dell'arte"
Elèuthera, pp.80, euro 9