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IL PRIMO SANGUE - Federico Platania

DANNAZIONE SENZA PENTIMENTO

di David Fiesoli

Due vite diverse, la stessa rabbia. E sullo sfondo, un'Italia allo sbando, vista dalle sue periferie, ma soprattutto con gli occhi di due ragazzi che nutrono troppe poche speranze, e vedono nei soldi l'unica via di scampo: sono i ragazzi insospettabili che però intasano la cronaca nera dei quotidiani.

  Dopo i racconti di "Buon lavoro, dodici storie a tempo indeterminato", Federico Platania è tornato dal 25 febbraio in libreria con la storia di un delitto senza castigo, una dannazione senza pentimento. "Il primo sangue", edito da Fernandel, racconta di Andrea, che vive insieme ai genitori in condizioni economiche precarie, in un quartiere popolare alla periferia di Roma. È ossessionato dai tanti disperati, extracomunitari, zingari, barboni, persone che vivono in condizioni estreme, che incontra per strada o in autobus andando e tornando dal lavoro.

Un giorno entra nella sua vita Francesco, figlio di un ricco industriale milanese, e tra i due, nonostante lo stile di vita e l'estrazione sociale così diversa, nasce un'imprevista amicizia: ma ad incontrarsi sono le loro rabbie, e tutto prende fuoco.
Finchè Andrea accetterà, in cambio di denaro, di diventare il braccio armato del piano di morte di Francesco, che progetta l'omicidio del padre per ottenerne l'eredità. Per Andrea potrebbe essere l'occasione per allontanare da sé lo spettro della povertà, e quella desolazione urbana con cui si scontra ogni giorno.

Un romanzo crudo, che racconta la ferocia della disperazione e nel contempo delinea i tratti di una periferia sempre più masochista, una waste land dove il denaro, che appare come l'unica via d'uscita, incrocia la strada della violenza. Ne parliamo con l'autore, il trentaseienne Federico Platania.

Controcorrente rispetto al tema ormai largamente battuto del precariato, Il primo sangue è piuttosto un romanzo su una stabilità da tre soldi che non diventa mai benessere...
"I miei personaggi hanno tutti in comune la caratteristica, ormai piuttosto rara, di avere un "posto fisso". Così accadeva per i dodici protagonisti di Buon lavoro, e così accade per Andrea, l'antieroe di questo romanzo. In questo modo mi sembra che risalti ancora di più l'incertezza di fondo che minaccia ognuno di noi al di là della stabilità economica che, in molti casi, è proprio "da tre soldi". Andrea, ad un certo punto, non si accontenta più. Complice anche il mondo che lo circonda".

Qualcuno ha definito Il primo sangue un noir sociale: ti ritrovi in questa definizione?
"Io direi che è anche un noir sociale. I temi trattati sono molti: l'ossessione per il denaro, l'incomunicabilità tra il singolo e i gruppi (famiglia, chiesa, compagnie di amici o colleghi di lavoro), c'è il fascino del male, qui rappresentato da un cane che ha qualcosa di ultraterreno. Ma, certo, c'è anche un fatto di sangue, verso cui tutta l'azione narrativa tende, e questo fatto di sangue è scatenato da un disagio collettivo".

Quanto ha contato la cronaca nera, e vera, nell'ideazione del romanzo?
"La cronaca, come spesso accade, ha superato la finzione. Nel mio romanzo la periferia è descritta in modo visionario, temibile e caotico, ma le tensioni reali che si sono avute negli ultimi tempi tra rom e italiani, ad esempio, sono andate oltre, con esiti ben più violenti".

Come pensi che sarà accolto questo romanzo?
"Non è facile dare una risposta. Nei nostri padri era diffusa una cultura del sacrificio, perché ai loro tempi il sacrificio dava frutto. Oggi ci si sacrifica perché non c'è alternativa. E i frutti non si vedono. Allora può capitare che qualcuno, come fa Andrea nel romanzo, si chieda se non sia il caso di tentare la strada del male per uscire dal disagio opprimente in cui vive".


FEDERICO PLATANIA
"Il primo sangue"
Fernandel, pp. 128,
euro 12