KOBAYASHI - Kobayashi
| Dopo l'EP "Infantili e crudeli" i Kobayashi erano stufi di sentirsi paragonare a Marlene Kuntz e Afterhours, paragone peraltro poco azzeccato perchè si tratta casomai di una scia seguita e rielaborata. Così la band toscana ha deciso di osare e ha vinto: l'album d'esordio (edito da Corasong) che porta semplicemente il loro nome, graffia la schiena come in un travolgente amplesso. | Kobayashi hanno deciso di pestare sull'acceleratore e hanno ingranato la marcia: il risultato è un viaggio nel rock più raffinato e contemporaneamente duro, solido come una roccia, tagliente come una spada e incantato come una magia. Ora si potrebbero fare i nomi di Verdena e Ministri, se proprio si vuole accostare il trio a qualcuno, ma la loro cifra è originale e i paragoni fuori luogo. I Kobayashi sono particolarmente coinvolgenti durante le esibizioni dal vivo. Il trio è affiatato e si vede: è in grado di tenere una presenza forte ma composta su qualunque palcoscenico, senza mai esagerare sia quando pesta sugli strumenti (come in "Lana" o "Seconda crepa") sia quando li sfiora più leggeri (come in "In pieno inverno" o in "Io non vorrei che voi camminaste sui pavimenti di tutti in cerca di ascolti proibiti"). | Ottimi nell'improvvisazione (tanto da sembrare studiata) con il batterista Flavio Andreani da dieci e lode, in grado di guidare il trio verso l'apice di ogni pezzo, Nicola Bogazzi più che virtuoso al basso, e la duttile voce di Andrea Marcori (tutt'uno con la sua chitarra) che si amalgama alla perfezione con ogni strumento che segue o la segue. Un cenno sui testi? Basta dire che sono belli, seppur sovrastati da una musica tanto trascinante. VOTO: 9 David Drago Foto: Valentina Ceccatelli | |
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