Ok, i ragazzi di Arezzo sono tornati dall'America con un giramento di coglioni che fa provincia. Intendiamoci. Sono ancora innamorati, sanno ancora suonare. E bene. John Type in veste di nuovo acquisto alla parte elettronica è scelta oculata, e quella linea di basso in Splendido è bella abbastanza da farti premere il tastino loop. Anche se, devo ammetterlo, è un disco che necessita di una bella scartavetrata per ritrovare il groove rock n'roll che la banda di Arezzo ha sempre avuto e si ostina a mantenere. Però Dio, che giramento di scatole. Non mio, loro. Anzi, nostro. Dannato vivere è, forse, il disco più calato nella realtà che i Negrita abbiano mai tirato fuori, dopo L'uomo sogna di volare con Sale, Helldorado con Il libro in una mano, la bomba nell'altra, Radio Zombie con Welcome To The World e tanti altri esempi altrettanto calzanti ed esistenti. E però. In questo disco ci sono talmente tanti pezzi che parlano dell'ora e dell'adesso che ti viene facile pensare che anche i Docs non ne abbiano più, insieme a una bella percentuale della popolazione italiana. Magari perchè, impressione tutta personale e quindi soggetta a declassificazione incazzata, nei dischi precedenti i temi erano più larghi, internazionali. Qui no, si sta sull'ora, l'adesso e, forse, sul qui. Le speranze di una generazione sui binari morti alla stazione. E per le vie del borgo fra il ribollire dei poveri, va l'aspro odor di zolfo le anime a rallegrar. Sul tuo volo per Londra c'è un signore al tuo fianco, sulla testa ha un turbante, in tasca cosa avrà? Oddio, ok. In realtà i temi sono molto più internazionali di quanto potrebbero sembrare a una prima lettura. Ammettiamolo: siamo tutti sulla stessa barca, e chi dovrebbe stare al timone è salito a bordo col trapano e si è fregato tutti i salvagente… Assomiglia a: Quello che vorrebbe dire qualche giornalista se non stesse biascicando un bavaglio Dove ascoltarlo: Nell'aria, visto che il vento sta cambiando. |