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Charlie Parker – Unheard Bird: The Unissued Takes

Anno di pubblicazione: 2016

Nazione: U.S.A.

Genere: Jazz

Giudizio: ****

 

Brani: Okiedoke / Visa / Tune X / Tune Z / If I Should Lose You / Star Eyes / Blues / Bloomdido / An Oscar For Treadwell / Mohawk / My Little Suede Shoes / Tico Tico / Fiesta / Mama Inez / Night And Day / Almost Like Being In Love / What Is This Thing Called Love

 

Brano migliore: Mohawk

 

Questo doppio cd contiene ben 48 tracce alternative / provini / tagli registrati da Charlie Parker durante il suo periodo migliore dal punto di vista discografico (1949 – 1952). Si tratta ovviamente di un oggetto feticistico per collezionisti, ma occorre riconoscere fin da subito che la voce del sax contralto di Bird è talmente peculiare, agile e cristallina da valere in pieno questa ennesima opera di necrofilia. Oltre ai 48 inediti ci sono poi 21 tracce già edite, ma in fondo il numero completo dei brani presenti è ridotto a soli 17 su 69, poiché tutti vengono ripresi molte volte nei vari formati e tentativi di registrazione.

Qui viene ritratto un Parker piuttosto commerciale, con ampio spazio alla moda degli arrangiamenti bop per orchestra afro cubana (genere lanciato dal grande amico / rivale del nostro, il trombettista Dizzy Gillespie) ed invece pochissimo spazio all’improvvisazione pure. Quando però gli assoli di sax si alzano in volo, è immediatamente chiaro anche ad un orecchio profano come mai Charlie Parker è sempre stato considerato un miracolo della natura ed uno strumentista fuori dalla norma. Nel cd sono ritratti altri grandi musicisti (Hank Jones, Max Roach, Ray Brown, Thelonious Monk, Buddy Rich, Roy Haynes, Oscar Peterson, Kenny Dorham, lo stesso Dizzy Gillespie tra gli altri), ma Bird era per davvero di un’altra categoria. Una specie di compositore istantaneo che non ha avuto nessun altro esponente nella storia del jazz. Forse solo Sonny Rollins si è avvicinato a tanta fantasia, ma con presupposti ed esiti completamente diversi.

Unheard Bird è destinato solo ai completisti, ma servirebbe anche per conoscere il genio di Charlie Parker senza scontrarsi con la spigolosità del be bop della cinquantaduesima strada.


 LorenzoAllori