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ESBJORN SVENSSON TRIO Live In Hamburg

Anno di pubblicazione: 2007 (registrato il 22 novembre 2006)

 

Brani: Tuesday Wonderland / The Rube Thing / Where We Used To Live / 800 Streets By Feet / Definition Of A Dog / The Goldhearted Miner / Dolores In A Shoestand / Sipping On The Solid Ground / Goldwrap / Behind The Yashmak

 

Musicisti: Esbjorn Svensson (pianoforte), Dan Berglund (contrabbasso e basso elettrico), Magnus Ostrom (batteria)

 

Può dire qualcosa di nuovo il piano trio jazz? Negli anni questo genere si è arricchito di numerose pietre di paragone ingombranti che ne hanno delineato, forse definitivamente, i confini. Oscar Peterson è divenuto il riferimento di coloro che hanno approfondito temi di carattere blues, Chick Corea di coloro che hanno spinto il virtuosismo dalle parti dell'avanguardia, Bill Evans di coloro che hanno impregnato di lirismo la loro musica. Se ci fate caso anche i grandi pianisti degli ultimi venti anni, da Michel Petrucciani a Brad Meldhau, passando per i nostri Bollani e Pieranunzi, hanno continuato a riproporre in modo formalmente ineccepibile la musica dei capiscuola. Un discorso a parte poi lo merita Keith Jarrett con il suo "standard trio", campione di longevità e di incassi, che ha dimostrato come il jazz non abbia bisogno di esplorare nuovi percorsi: è sufficiente infatti produrre nuove interpretazioni del repertorio storico.

Il pianista svedese Esbjorn Svensson è uno dei pochi musicisti jazz che ha cercato tenacemente di innovare all'interno di una formula musicale, diciamolo pure, un po' logora. Il suo trio (detto brevemente E.S.T.) è ormai in pista da quasi diciotto anni e si candida ad essere una delle migliori realtà del jazz europeo.

Nel 2007 è uscito questo doppio cd dal vivo che riesce a riassumere perfettamente le varie anime del jazz di questo trio. La struggente grazia dell'iniziale Tuesday Wonderland, vero omaggio all'ultimo Bill Evans, si fonde senza soluzioni di continuità a brani dalla struttura piuttosto sperimentale come la chilometrica Definition Of A Dog o Dolores In A Shoestand, in cui il vero protagonista diventa l'eccezionale bassista Dan Berglund, capace di suonare sempre in modo sorprendente, non disdegnando l'uso dell'elettricità e dell'archetto. Quando poi Svensson conclude il tema della cinematografica Goldwrap, il teatro di Amburgo, luogo di questa irripetibile serata, viene quasi giù dagli applausi.

Si tratta di musica solo all'apparenza semplice, con invece continue raffinatezze e passaggi intricati. Il pianismo di Svensson sembra fatto ad arte per ricercare sapori pop, ma non c'è artificio di sorta in questa musica. Tutto scorre fluido e naturale. Come dovrebbe accadere sempre in un vero piano trio jazz. Nelle note di copertina il pianista racconta che quel certo feeling rock che innegabilmente scorre potente tra i solchi di questo live album derivi dall'ascolto del suo album preferito, Fly By Night dei Canadesi Rush, avvenuto proprio poco prima dell'esibizione. Dobbiamo pertanto ringraziare Neal Peart & soci anche per questo.

Il Times ha definito Live In Hamburg il più bel disco di jazz dello scorso decennio. Sono d'accordo ad inserirlo nei primi cinque.

 Lorenzo Allori