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FABIO ZUFFANTI - La foce del ladrone

 

Provenienza: Italia

Anno: 2011

Genere: Prog Pop

Assomiglia a: Battiato, Tiromancino, Finisterre

 

Fabio Zuffanti è un nome che non ha bisogno di presentazioni tra gli estimatori del panorama prog italiano. Polistrumentista e compositore vivacissimo, da anni animatore di progetti come La maschera di cera, Finisterre ed Hostsonaten (progressive delicato e classicheggiante, il suo migliore), si è recentemente cimentato con i Rohmer in un sound cinematico ed ambientale alla Sylvian, e con buoni risultati… Qui però ci sorprende davvero. La foce del ladrone, infatti, è il suo primo disco intenzionalmente e decisamente pop, e sin dalla copertina (e dal titolo) richiama il modello de La voce del padrone, proprio il disco che dalla sperimentazione portò Battiato alle canzonette ed al successo. Che succede, dunque? Prima di gridare al tradimento, sarà forse il caso di ascoltare un po’ meglio il disco – e dare un’occhiata ai testi.

Che trasudano, a dire il vero, un’aria un po’ amara di bilancio e consuntivo esistenziale. Musica strana, il singolo, ci sembra illuminante, arrangiata da hit radio friendly un po’ banalotto mentre Zuffanti evoca personaggi che deridono la sua musica fatta senza apparire in radio o in MTV… In Una nuova stagione, melodia bella e solare, compare l’invito a “correre via”, a liberarsi verso un futuro che rivendica comunque coerenza verso se stesso e i propri pensieri. Idea di fuga che compare anche in Lunar Park e in Capo Nord, brani arrangiati in modo raffinato e pregevole, pop orchestrale e spruzzato di elettronica da far invidia ai migliori Tiromancino. Il brano migliore è però quello iniziale, 1986 (On A Solitary Beach), elegantissima parafrasi di Battiato che piacerà senz’altro ai fans dei Blackfield.

E se anche le cose, come ammette il nostro musicista nella conclusiva It’s Time To Land, non andranno mai come si pensava sognando, da ragazzi, davanti alle copertine di Robert Wyatt o dei King Crimson, date una chance a Zuffanti e a questo disco, anche solo per consentire a un artista più che dotato di continuare a fare quello che sa fare meglio. Recuperando poi, però, almeno Springsong o Summer Eve degli Hostsonaten, gemme che farebbero sorridere di felicità tutti (e dico tutti) i fans dei Genesis.


 Luca Prlini