Commento: questi giovanotti inglesi dimostrano senza possibilità di smentita di aver studiato a menadito la storia del rock degli ultimi quaranta anni. E così i rimandi sono innumerevoli. Si parte con la quasi rumoristica title track, per poi sprofondare nelle gioie indie rock di Bruises e Wanderluster. Lay My Head Down inizia come una ballata dei Pink Floyd primi anni ’70 prima di essere squassata da un riff di hard rock belluino. You’re Not Pretty But You Got It Goin’ On è invece decisamente new wave ed è la più bella canzone degli Strokes che gli stessi Strokes non sono mai riusciti a scrivere. Ad una prima parte decisamente dura, segue una prevalenza di ballate nella coda dell’album (ad eccezione delle oscillazioni atmosferiche di Lies). Gran bel disco, anche se niente di nuovo sotto al sole.
Assomiglia a: Black Rebel Motorcycle Club, ai Wilco dell’album omonimo e forse ancora più decisamente ai Radiohead di The Bends. Dove ascoltarlo: a casa propria, leggendo la propria rivista musicale preferita.
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