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Band Of Horses – Infinite Arms

 

 

 

Anno di pubblicazione: 2010

Etichetta: Columbia - Fat Possum Records - Brown Records

Provenienza: Washington (United States)

Genere: Indie Rock

Voto: ***

Brani migliori: Infinite Arms, On My Way Back Home, Compliments, Blue Beard.


Un cielo stellato che si tramuta in una vorticosa scia luminosa pronta a catturare la nostra immaginazione. La circolarità della splendida foto di copertina dell'ultimo lavoro dei Band Of Horses - scattata da Cristopher Wilson - riflette alla perfezione il brano che da il titolo all'album, Infinite Arms che nel delicato crescendo del ritornello sembra prenderci per mano e portarci in volo verso i nostri ricordi più belli, "when my thoughts drift to you".

Infinite Arms, prodotto da Phil Ek è il terzo lavoro della band di Seattle e si presenta come un disco di "rock sognante" con testi non proprio eccelsi ma con arrangiamenti musicali a volte avvolgenti pur nella loro estrema semplicità (On My Way Back Home), altre volte più sostenuti (Compliments) per un discreto risultato finale. Non mancano riferimenti espliciti al country statunitense, su tutti basti ascoltare l'intro di Older, suonato con la pedal steel guitar. Infinite Arms cerca di vestire a nuovo sonorità appartenenti soprattutto al country-rock, rivisitando le radici musicali della terra d'origine della band con arrangiamenti più "attuali". La delicatezza della voce di Benjamin Bridwell in brani come Evening Kitchen e Neighbor riportano subito alla mente Samuel Beam, mentre invece alcune armonizzazioni vocali rimandano ai Jayhawks. Il disco alterna momenti di notturna contemplazione (Infinite Arms) ad attimi in cui l'immaginazione fugge verso gli sconfinati paesaggi del Pacific Northwest ("NW Apt.").

L'album, registrato tra le Blue Ridge Mountains, il deserto californiano, le Hollywood Hills, il South Carolina e il Pacific Northwest pare aver assorbito tutto lo spirito di questi luoghi.
Questo album traccia una nuova strada per la Band Of Horses, segnato dal passaggio da un'etichetta indipendente (Sub Pop) ad una major (Columbia) oltre che dal cambio del chitarrista nella line-up del gruppo con l'arrivo di Tyler Ramsey. Rispetto ai dischi precedenti i suoni sembrano meno spigolosi e le costruzioni vocali più riflettute e affascinanti. Il gruppo sembra aver trovato con questo disco il giusto equilibro, lavorando "a togliere" e a modellare le canzoni fino ad ottenere la composizione perfetta nella sua semplicità. Per contro, l'attitudine tipicamente rock di alcuni brani rende l'album un alternarsi continuo di emozioni e paesaggi eterogenei tanto quanto quelli della terra nativa di Benjamin Bridwell & Co.

Non resta che lasciarci avvolgere dal vortice stellare creato da Infinite Arms e scoprire le emozioni che possono suscitarci queste dodici "istantanee musicali".

 Chiara Felice