Commento: quando i Soundgarden erano in cima al mondo con l’uscita di Superunknown, un noto critico musicale italiano definì la già leggendaria voce di Chris Cornell come una replica di quella di David Coverdale (Deep Purple, Whitesnake). Mai paragone fu così calzante di quello tra questi due mostri sacri dell’ugola hard rock. A questo punto della carriera Cornell vuole dimostrare che oltre ad essere uno dei cantanti di riferimento degli scorsi decenni, è stato anche un notevole songwriter. Songbook ripropone dal vivo ed in una scarna veste acustica alcune delle sue canzoni più famose, andando a coprire tutte le sue varie incarnazioni (Soundgarden, Temple Of The Dog, Audioslave, ma anche la sua discussa carriera solista). Ne viene fuori un dischetto godibile in cui però il nostro dimentica le sfumature a casa. Lo stile è importante, ma urlare sempre e comunque non è educato. Abbastanza originale la cover di Imagine di John Lennon, mentre è francamente inutile quella di Thank You dei Led Zeppelin (avesse riproposto la sua strepitosa versione della Billie Jean di Michael Jackson, ci avrebbe fatti molto più felici).
Assomiglia a: ai Whitesnake del disco dal vivo Starkers In Tokyo (1997).
Dove ascoltarlo: in un teatro. Sul palco ci sono solo chitarre acustiche, candele accese, tappeti persiani ed uno sgabello
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