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GAZPACHO - Missa Antropos

 

Anno di pubblicazione: 2010

Etichetta: Kscope

Voto: ***

Miglior brano: Snail, Missa For Atropos, She's Awake

 

 

"Classical post ambient nocturnal atmospheric neo-progressive folk world rock" e poi via con i soliti termini di paragone, assomiglia a: Marillion, Porcupine Tree, Muse, Radiohead, Pink Floyd e altri artisti che non staremo a riportare. Navigando sul web alla ricerca di informazioni sui Gazpacho ci si può ritrovare senza molte difficoltà in una descrizione del genere - partita da un critico musicale e fatta rimbalzare di sito in sito - una lista infinita di aggettivi che servono più ad allontanare che ad avvicinare eventuali ascoltatori. Quando la fantasia e la capacità di saper raccontare un disco finiscono, arrivano in “soccorso” termini dal suono ammaliante, che rispecchiano solo in piccolissima parte, la vera essenza del sound di un gruppo.

 

A discapito di un nome infelice, scelto dalla band in omaggio all'eterogeneità del nucleo fondativo del gruppo, i Gazpacho sono riusciti ad intraprendere negli anni una notevole crescita musicale. Dall'autoproduzione degli inizi, all'approdo alla label dei Marillion (Racket Records) e nel 2010, finalmente, l'interesse di un'etichetta come la Kscope si concentra sull'ultimo lavoro in studio del gruppo, Missa Atropos.

 

Come già accaduto per i precedenti lavori Night e Tick Tock, anche Missa Atropos è un concept album. La storia narrata è quella di un uomo che decide di tagliare tutti i legami con il mondo per trasferirsi all'interno di un faro e, in quello splendido isolamento, spera di riuscire a scrivere la messa finale per la Dea Atropos. L'intero disco si snoda intorno ai suoi tre tentativi di scrittura e cerca anche di rivelare i motivi che hanno portato l'uomo ad isolarsi dal mondo.

Missa Atropos sembra nascere da una ricercata condizione di allontanamento dal mondo da parte della band, tredici brani caratterizzati da un'atmosfera notturna, con suoni essenziali e notevoli crescendo (Snail) che restano avvolti nella dimensione notturna che pervade l'intero disco. L'introduzione di pianoforte - tra l'Amelie di Tiersen e il Chiaro Di Luna di Beethoven - della meravigliosa She's Awake è il perfetto preludio alla voce rarefatta di Jan Henrik Ohme, che qui ricorda molto quella di Matthew Bellamy dei Muse. Al risveglio e alla delicatezza di She's Awake e Will To Live, si contrappone la complessità di Defense Mechanism, River e della fluttuante title - track, caratterizzata da una continua evoluzione, resa ancora più affascinante dalla perfetta entrata in scena degli strumenti (su tutti spicca il breve passaggio di violino di Mikael Kromer).

 

Nessuna concessione a virtuosismi, quello che emerge da questo lavoro è che dietro ci sia stato un grande lavoro di squadra, non c'è uno strumento che spicca più degli altri, ogni strumento è stato utilizzato per creare una determinata atmosfera; tutto è stato studiato per riuscire ad avere una convergenza tra le varie personalità musicali che compongono il gruppo e poter così dar vita ad un album ricercato ma allo stesso tempo privo di ogni inutile orpello.

 

 

 Chiara Felice