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QUEENS OF THE STONE AGE - Era Vulgaris

Forse non si lasceranno completamente intaccare dalle contingenze commerciali (vista la lunghezza di alcuni brani e la ricerca di qualche dettaglio originale, soprattutto sonoro, per la maggior parte dei pezzi), i ritmi sono spesso accattivanti, nel loro stile, le sonorità graffianti e vagamente nevrotiche (gli oltre 5 minuti di Turning On The Screw, conditi con cori alla Blur), distorsioni dissonanti e qualche controtempo (come in Designer), ma Era Vulgaris alla fine rimane un album a metà, privo di grandi svolte, di quel clou che non arriva lasciando adito invece ad un appiattimento delle canzoni su loro stesse, con una fine quindi che rasenta il noioso e ripetitivo.
Andando per ordine: Sick Sick Sick si autoproclama singolo per l'incisività della sua struttura anche se rimane omogeneo all'atmosfera dell'album; più melodica è Into The Hollow, con una buona espressione vocale che va a finire in un falsetto per dire la verità non degno di alcuni "mugolatori" di tutto rispetto come Chris Cornell. Il ritmo un po' martellante, benchè piuttosto soft, cerca di tirare su il pezzo, come le chitarre sovrapposte che si trascinano in una lunga parte c, ma è chiaro che i QOOTSA danno il meglio di loro nei pezzi scatenati.

Da notare gli echi elettronici/post-industrial di Misfit Love, molto probabilmente frutto della collaborazione con Trent Reznor (Nine Inch Nails), ma in certi momenti questi pezzi non sembrano esserne all'altezza, come in Batery Acid l'effetto della distorsione vocale non basta a nascondere la mancanza di empatia in questo lavoro: molti spunti sembrano rimanere fini a se stessi, senza la possibilità di far emergere una vera personalità dall'album, a tratti cantilenante per altro (e qui non so se potrebbe starci lo zampino di Casablancas, deli Strokes, con la differenza che questi ultimi con il loro particolare connubio voce-musica possono permetterselo). 
Solo Make it Chue si staglia dal fondo con un'azzeccata melodia, che però (non si fa in tempo a trovare una cosa buona...) reiterata per più di 4 minuti con una voce che non riesce ad essere ne' incisiva, ne' a servizio della musica, stanca un po'. In più questi assoli scarni alla RHCP (fine anni '90 ovviamente), stanno bene solo là dove vi è una vera alchimia tra gli strumenti. Insomma, tutta cornice...ma siamo ancora in attesa di sostanza!

Un pezzo come 3's e 7's potrebbe trovarsi in un qualsiasi cd indi del momento, magari tolta l'introduzione, e Suture Up suona a tratti come un'autocitazione involontaria, mentre nella seguente River in the Road si intravede una scelta melodica degna di un singolo, ma anche questa rimane troppo incagliata su se stessa; per scorgere movimenti interessanti a volte qui si devono superare i tre minuti, e non è detto che funzioni! Questa forse potrebbe essere dei Nine Inch Nails davvero...peccato che non lo sia!

Infine Run Pig Run contiene forse un malcelato intento di rifarsi... al noise? al metal? Un po' di tutto, al solito senza una vera spina dorsale. Litanie rock! In chiusura sembra proprio di assistere ad una imitazione di Chris Cornell su sfondi malinco-western che non si addicono ai personaggi in questione.
Per sfortuna (o fortuna?) ci manca proprio quella Era Vulgaris presente nella UK Version... chi ha voglia di andarsela a cercare?

Irene Rossi