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SERJ TANKIAN - Elect the dead

Serj Tankian lo ha dichiarato sin da subito: durante il suo tour da solista non suonerà canzoni del suo gruppo storico, i System Of A Down. Segno quindi che crede particolarmente nella qualità delle sue canzoni da solista (un progetto che chiunque suoni in una band per molti anni prima o poi, inevitabilmente, farà)
Forse sono un po’ troppo prevenuto, ma guardo (e ascolto) quasi sempre con sospetto gli album solisti come questo, specialmente se provengono dal leader di un gruppo storico come i S.O.A.D., proprio perché temo di sentire qualcosa che mi deluda e che sia molto al di sotto della media di quello che il cantante armeno-statunitense ha ottenuto con la sua band.

Invece devo dire che questo album non manca di buone qualità. Intendiamoci non è certo un capolavoro, né al livello dei sopracitati System (di cui sentiamo molto l’influenza in canzoni come Money, Sky is over, Lie lie lie), però si difende bene. Serj e la sua voce così particolare sono subito riconoscibili, sono in gran forma e si sente (specialmente in Saving us). Ci sono almeno un paio di buoni singoli (Empty Walls, The Unthinking Majority) e le schitarrate alternative metal non mancano (in particolare in Beethoven’s Cunt). L’album appare sin da subito molto intimista (basta sentire la title-track), con una presenza smodata del pianoforte, forse anche più che delle chitarre. Insomma anche da solista, Serj Tankian dimostra di avere grande talento.

Però io, e penso anche molti altri, aspetterò con molta più ansia il ritorno dei S.O.A.D.

Mirko Ciardi