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THE CULT - Love

Fra gli album dei The Cult, Love è generalmente considerato quello più riuscito e che, meglio degli altri, riesce a mantenere un buon richiamo sul pubblico nonostante il passare degli anni. Edito nel 1985 dalla Beggars Banquet Records. Il disco è stato distribuito in oltre 30 nazioni de ha venduto circa 2,5 milioni di copie. È l'album della consacrazione dei The Cult in tutto il mondo.
Love è un disco posto a metà tra le scintillanti sonorità degli anni ottanta e la rudezza del rock elettrico che avrebbe caratterizzato i novanta, in bilico fra le sonorità dark allora decisamente in voga ed il rock degli anni settanta. Abbandonata l'estetica del primo, e buono album Dreamtime, in cui anche il taglio dei capelli era pulitamente stile Spandau Duran, ridisegnano un'immagine totalmente ispirata ai pellerossa e all' etnicità del nord america. 

Tra tutti i brani esemplare come indicazione di questa scelta è Rain, che sia nella musica imperniata su una melodia travolgente e tambureggiante, che nel testo, altro non è che una potente invocazione alla pioggia in stile pellerossa.

Tra tutti i brani esemplare come indicazione di questa scelta è Rain, che sia nella musica imperniata su una melodia travolgente e tambureggiante, che nel testo, altro non è che una potente invocazione alla pioggia in stile pellerossa.

La forza di questo disco, al di là delle canzoni veramente trascinanti, sta nelle sonorità che per quanto poderose, sono sempre curate e pulite. Il batterista Brzezicki (usato purtroppo solo in questo album)attua un lavoro di supporto notevole e con scelte sonore perfette, il bassista Stewart è il giusto martello/metronomo da abbinare alla ritmica del drummer, Duffy è un chitarrista psichedelico raffinato con un particolare gusto per la scelta dei suoni dei riverberi e dell'uso del Wah Wah e Ian Atsbury ha la fortuna di avere una voce dalla tessitura medio alta di grande fascino ed una carica estetica ipnotizzante, così da risultare la giusta punta per questo gruppo troppo sottovalutato.
I brani sono tutti belli e l'ascoltatore difficilmente si stanca, avendone davanti una gamma varia, tra i quali meritano una nota particolare la già citata Rain, Big neon glitter, Revolution dalla grande melodia, Hollow man brano elastico ad alta tensione e She sells sanctuary.

Questo album resterà nella storia del gruppo come un episodio a sè stante, per ciò che concerne le sonorità, in quanto in quelli che seguiranno(Electric e Sonic temple) la svolta sarà netta e il suono molto più duro, pur restando due album stupendi.

"80 all'ora"