Il cantautorato rock ha avuto diversi album molto riusciti, ma sono tre che sono entrati di diritto nella storia per l'influenza profusa verso i cantautori delle generazioni successive: Blonde On Blonde di Bob Dylan (1966), Blue di Joni Mitchell (1971) e Astral Weeks di Van Morrison (1968). Di questi l'ultimo è certamente quello dal fascino più obliquo ed indefinibile, grazie ad una musica eterna sospesa tra folk, jazz e northern soul. Detto questo, pareva perlomeno azzardato riproporre l'intero disco in occasione di un concerto organizzato per celebrarne il quarantesimo anniversario dall'uscita. A conti fatti invece la nuova versione di Astral Weeks, se proprio non supera l'originale, perché sarebbe stato un delitto di lesa maestà, ha una sua ragione di essere. Van The Man ci incanta ancora una volta con versioni molto diverse rispetto a quelle dell'album in studio, ma in fondo anche uguali. Mi spiego meglio: Van Morrison incise l'album in presa diretta con dei musicisti di area jazz, improvvisando letteralmente la melodia sopra la musica che scorreva fluida, la chiave per ricreare di nuovo un tale capolavoro è stata proprio quella di rispettare le condizioni originali, dunque grande spazio all'improvvisazione ed alle malinconiche atmosfere jazzate. Il concerto si conclude con tre brani pescati nel resto della sterminata carriera del Leone di Belfast (Listen To The Lion, Common One e Gloria)
Assomiglia a : se stesso da quaranta anni
Dove ascoltarlo: portatelo nel cuore per tutta la vita.
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