Commento: Dopo diversi album Whitmore trova finalmente la quadratura del cerchio della propria musica. Si tratta di un disco dove la strumentazione, pur rimanendo parca, è meno ridotta all'osso rispetto ai suoi predecessori. Le canzoni sono sempre guidate o dalla chitarra acustica o dal banjo, ma qua e la fanno capolino contrabbasso, batteria senza piatti ed un discreto violino. Il resto lo fa la straordinaria voce di William, un concentrato di dolcezza e potenza soul & blues veramente insolito per un bianco. I toni gutturali delle varie creature della notte vanno in paradiso. Assomiglia a Xavier Rudd, Ray Lamontagne Dove ascoltarlo: all'alba, nel buio di una radura, durante una battuta di caccia. Lorenzo Allori
|