AC-DC Discografia
Angus e Malcom Young sono fratelli di George Young, leader degli Easybeats (protagonisti, insieme ai Bee Gees, della prima scena rock australiana). All'inizio degli anni '70 i due fratelli mettono insieme un gruppo all'insegna del più puro hard blues insieme a Mark Evans (basso), Phil Rudd (batteria) ed al formidabile cantante Bon Scott. L'esordio High Voltage (1975 - ***1/2) è in realtà il meglio dei due primi album usciti per il solo mercato australiano ed intitolati T.N.T. (1974) ed appunto High Voltage (1975). Si tratta di una serie di canzoni che aumentano semplicemente il volume delle chitarre rispetto alla consolidata formula rock n'roll di Chuck Berry: riff al fulmicotone ai quali è impossibile rimanere indifferenti, con alcuni singoli che iniziano a costruire la leggenda come It's A Long Way To The Top (la cui cornamusa omaggia l'origine scozzese del quintetto), Rock N'Roll Singer, T.N.T. e soprattutto High Voltage. Con la lunga The Jack viene messo in mostra l'amore che l'accoppiata Angus Young / Bon Scott nutre per il blues. Considerato all'epoca un mezzo passo falso, in realtà Dirty Deeds Done Dirt Cheap (1976 - ***) è lavoro più che dignitoso, che mette in mostra un gruppo intenzionato ad affiancare brani più sperimentali (il glam rock di Big Balls o la ballata Ride On) alle proprie classiche cavalcate hard rock a rotta di collo (Dirty Deeds Done Dirt Cheap, Rocker, Problem Child). Scoppia la moda del punk rock e gli AC/DC vengono confusi per errore con l'estetica del "No Future". | Let There Be Rock (1977 - ****) rimette tutto a posto. Gli AC/DC non hanno niente a che fare con gli analfabetismi strumentali assortiti del punk rock. Loro sono nati per restare, esattamente come il rock n'roll classico, di cui sono impareggiabili cantori. La title track e Whole Lotta Rosie sono tra le canzoni più trascinanti e belle della carriera, ma questo ammirevole lavoro mette in fila altri gioielli del calibro di Overdose, Bad Boy Boogie, Dog Eat Dog e la profetica Hell Ain't A Bad Place To Be.
| | Stanco della vita in tour, il bassista Mark Evans lascia e viene sostituito dal più tecnico Cliff Williams. Il primo vero e proprio passo falso lo si ha con il deludente Powerage (1978 **1/2), album assemblato in fretta e furia in mezzo ad un estenuante tour americano. Solo Riff Raff (peraltro concitata come si conviene e pure bellissima), Sin City e l'iniziale Rock N'Roll Damnation si salvano, in mezzo però a molta banalità. Il primo album dal vivo della band, intitolato If You Want Blood You've Got It! (1978 - ****), non delude di certo i fans, grazie a versioni spettacolari di High Voltage, Riff Raff, Whole Lotta Rosie e Let There Be Rock. La Gibson "Diavoletto" di Angus e la sua tenuta da scolaretto sono ormai un'icona del rock, mentre Bon Scott viene giustamente considerato al pari dei migliori cantanti britannici della scena hard rock. Il canto del cigno dei primi AC/DC si intitola Highway To Hell (1979 - ***1/2). La title track rimane la canzone più famosa del gruppo ed è responsabile della creazione delle prime discoteche rock, grazie all'inimitabile stile squadratissimo della batteria di Phil Rudd; il resto della scaletta è invece buono, ma non eccelso come spesso si sente dire in giro. Girls Got Rhythm, Walk All Over You, Touch Too Much, Shot Down In Flames e l'eccezionale If You Want Blood (You've Got It) rimarranno le ultime prove su disco registrate dal cantante Bon Scott, vittima della sua smodata passione per la bottiglia. All'inizio l'intenzione della band sembrerebbe quella di chiudere i battenti, poi però i fratelli Young pescano dagli Scozzesi Geordie un altro urlatore bluesy, vero e proprio clone vocale di Bon Scott. Brian Johnson è cantante indiscutibilmente meno dotato del predecessore, ma ha il merito di pareggiarne la grinta e di rendere immediatamente riconoscibile lo stile del gruppo. Back In Black (1981 - ****) è un successo clamoroso sia dal punto di vista commerciale, sia dal punto di vista artistico. La scaletta si snoda attorno a quattro formidabili hit (Hells Bells, Shoot To Thrill, Back In Black e You Shook Me All Night Long), ma anche i cosiddetti "brani minori" sono piuttosto validi (What Do You Do For Money Honey?, Let Me Put My Love Into You, Rock N'Roll Ain't Noise Pollution e la commossa dedica a Bon Scott intitolata amaramente Have A Drink On Me). Forse a causa del funereo incedere di Hells Bells, gli AC/DC vengono associati al movimento "new wave of british heavy metal", ma a ben vedere non hanno niente di inglese e nemmeno niente di metallico. | | Loro vanno imperterriti per la loro strada e tirano fuori dal cilindro (pardon dal berretto da scolaro) un ennesimo album fieramente hard rock. For Those About To Rock (1982 - ***) è disco generalmente sopravvalutato, che viene ricordato sostanzialmente per la sola maestosissima For Those About To Rock (We Salute You), da allora insostituibile sigla di chiusura dei concerti della band. | Flick Of The Switch (1983 - **) è in corsa per essere l'album peggiore di una carriera sempre al massimo. Un disco che soffre di una produzione molto datata e che evidenzia soltanto due canzoni degne di nota: Rising Power e Nervous Shakedown. Le vendite in netto calo per il nuovo materiale consigliano i fratelli Young a fare uscire un ep live che raccoglie incisioni della primissima fase australiana della carriera. Jailbreak '74 (1984 - ***) risulta gradevole, anche se molto sbilanciato verso il blues. Soltanto cinque brani in scaletta, tra cui la title track (una sorta di The Jack parte seconda) e la cover di Baby Please Don't Go di Big Joe Williams). Il siluramento di Phil Rudd, poco incline a lasciarsi alle spalle il vecchio sound secco e marziale della sua batteria, spalanca le porte del gruppo a Simon Wright, brillante talento della batteria heavy metal. Purtroppo Fly On The Wall (1985 - **) è l'ennesima delusione, solo in parte mitigata dal discreto singolo Shake Your Foundations. In soccorso delle fortune commerciali del gruppo arriva lo scrittore e regista americano Stephen King, grande fan della prima ora. Per la colonna sonora del suo film Brivido, King assembla alcune vecchie canzoni (You Shook Me All Night Long, Hells Bells, Ride On, For Those About To Rock e Shake Your Foundations) e le unisce a tre brani inediti. Who Made Who (1986 - ***) è pertanto un ibrido singolare nella storia del rock ed è degno di nota in particolare per la strepitosa title track. Grazie ad una produzione decisamente migliore rispetto al recente passato, gli AC/DC licenziano con Blow Up Your Video (1988 - ***) un album finalmente all'altezza della loro fama. Heatseeker e That's The Way I Wanna Rock N'Roll sono rocciose e ritmate come ci si aspetta dalla band dei canguri. Simon Wright lascia per unirsi a Ronnie James Dio e viene sostituito dal potentissimo picchiatore Chris Slade, mentre anche Malcom Young, a seguito di gravi problemi di salute e di un furioso litigio con il fratello Angus, lascia temporaneamente la formazione. Per sostituirlo farà una fugacissima apparizione l'inglese Vivian Campbell, più tardi erede del compianto Steve Clark nelle fila dei Def Leppard. Il ritorno di Malcom Young coincide con il miglior album degli AC/DC da molti anni a questa parte. The Razor's Edge (1991 - ***1/2) fa storcere un po' il naso ai puristi con il singolo in odore di pop Moneytalks, sconcerta con la pochezza di alcuni suoi brani (Are You Ready? su tutti), ma poi riesce a mettere KO l'ascoltatore con pezzi da novanta come Thunderstruck, Fire Your Guns o la title track. Live (1992 - ****) è la fotografia di un monumentale tour mondiale, sublimato di fronte a centinaia di migliaia di spettatori all'autodromo di Donington (UK), in occasione dell'annuale "Monsters Of Rock Festival". I brani di Back In Black e di The Razor's Edge la fanno da padrone in una scaletta che non dà un attimo di respiro. Da allora nessuno riuscirà a pensare a Donington senza immaginarsi Angus Young che si dimena forsennato sul palcoscenico. Il momento magico continua con il successo del singolo Big Gun (1993), colonna sonora di un action movie hollywoodiano che sbanca il botteghino. Nonostante Chris Slade si sia rivelato un grandissimo batterista, il ritorno di Phil Rudd fa propendere per il licenziamento del più giovane Chris. Ritorna dunque in sella la leggendaria formazione di Back In Black per un album più che discreto intitolato Ballbreaker (1995 - ***). Si tratta probabilmente del disco in cui la voce di Brian Johnson appare più ispirata e matura. I fans ci hanno messo tantissimi anni a metabolizzare la perdita, ma alla fine questo corpulento scozzese è riuscito a far dimenticare Bon Scott. Ballbreaker, Hail Caesar ed il singolo apripista Hard As A Rock sono le canzoni da ricordare. Stif Upper Lip (2000 - **1/2) è l'ennesimo monito per il gruppo. Va bene l'indubbia coerenza artistica, ma per fare uscire un disco degno di questo nome servono anche le canzoni. Stif Upper Lip ne è completamente sprovvisto, salvo forse la rocciosa title track. Dopo 35 anni dagli esordi australiani, gli AC/DC sono ancora in grado di vendere milioni di copie e di arrivare al primo posto in classifica un po' in tutto il mondo. Lo dimostrano in pieno con il sorprendente Black Ice (2008 - ***), che non è niente di speciale, ma grazie ai singoli Rock N'Roll Train, War Machine e Big Jack, diventa uno degli album hard rock più venduti della storia; in un momento dove peraltro i dischi non riesce a venderli proprio nessuno. | Live At River Plate (2012 - ***) è un doppio dal vivo che registra un notevole sold out avvenuto a Buenos Aires durante il tour mondiale del 2009. Non è senz'altro il live album migliore della loro carriera, ma Hell Ain't A Bad Place To Be e Rock N'Roll Train valgono tranquillamente la spesa dei due cd. | | Quello che viene annunciato come il capitolo finale della vicenda AC/DC, nasce con il pessimo auspicio della malattia incurabile che colpisce il chitarrista Malcom Young. Il suo posto viene preso dal nipote Stevie, che però non appare nelle foto di copertina accanto ai veterani. Oltre a ciò sono sempre più evidenti gli elementi di dissidio tra Angus Young e Brian Johnson da una parte ed il batterista Phil Rudd da l'altra. | | Rock Or Bust (2014 - **1/2), annunciato dai modesti singoli Rock Or Bust e Play Ball, non è certamente un album indimenticabile e sicuramente inferiore a Black Ice. I brani migliori rispondono ai nomi di Dogs Of War, Hard Times e Rock The House, ma il sound risulta troppo patinato per essere attribuito al quintetto australiano. | Probabilmente il demerito maggiore di questo scialbo addio deve essere attribuito al produttore Brendan O' Brein che, Pearl Jam a parte, spesso non riesce a dosare bene gli ingredienti delle proprie produzioni. | Lorenzo Allori |
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