Il pubblico è disorientato dagli estremi musicali espressi dai due singoli Angels Of The Silences (tirata allo spasimo) ed A Long December (una ballata in linea con il primo album) e decreta senza pietà il fiasco del disco. Tra le pieghe di una scaletta effettivamente involuta e fin troppo lunga ci sono comunque anche alcuni episodi convincenti: l’iniziale Catapult per prima, ma poi anche Children In Bloom, Goodnight Elizabeth (altra ballata triste), Have You Seen Me Lately? e la title track. Delle poco simpatiche voci nell’ambiente musicale dipingono il gruppo ormai trasferitosi a Los Angeles, come incapace di suonare dal vivo. Per confutare queste cattiverie viene fatto uscire il doppio dal vivo Live Across The Wire In New York City (1998 - ***) suddiviso tra un cd elettrico ed uno unplugged. Non piace assolutamente la parte acustica, piena di arrangiamenti francamente cervellotici. Capita invece che la parte elettrica sia pressoché perfetta, con belle versioni di Recovering The Satellites, Children In Bloom e Sullivan Street. Duritz si conferma autore poco prolifico facendo passare sempre molti anni tra un lavoro e l’altro. This Desert Life (1999 - ****) è disco splendido, fin dai singoli estratti: la ballata Colorblind, l’elettrica Hangingaround e la curiosa All My Friends. Purtroppo le vendite non premiano un lavoro eccezionale che ha il solo torto di non apparire particolarmente originale. Le solite ballate struggenti (Amy Hit The Atmosphere, I Wish I Was A Girl) non riescono a scaldare gli animi del grande pubblico. Qui è contenuta la canzone più bella del repertorio, quell’autentica maratona pianistica intitolata Mrs. Potter’s Lullaby. Il gruppo di fatto si scioglie con This Desert Life e da ora in poi la formula diventa Duritz + session men. Il primo episodio dei rinnovati Crows è un disco pop intitolato Hard Candy (2002 - **1/2), che ha più di un punto di contatto con il coevo Reveal dei R.E.M.. Il tentativo è quello di trovare un sound solare e di lasciarsi alle spalle l’etichetta di band strappalacrime. Il compito viene demandato ai singoli American Girls, Holiday In Spain e ad una riuscitissima cover di Big Yellow Taxi di sua maestà Joni Mitchell. Dopo un breve periodo di silenzio, in cui escono comunque l’inedito She Don’t Want Nobody Near e la cover di Friend Of The Devil dei Grateful Dead, il gruppo torna in pista con l’ottimo live New Amsterdam (2003 - ****1/2), vibrante ed elettrico così come piace ai veri amanti del rock n’roll. In questa veste rinnovata piacciono anche diversi brani minori del repertorio: dall’accorato omaggio a The Band di Richard Manuel Is Dead, alle semplicemente spettacolari Four White Stallions, Miami, Hazy, Saint Robinson In His Cadillac Dream e Perfect Blue Buildings. Chiude un gradito inedito in studio (Blues Run The Game). Nel 2008 i Corvi tornano a commuovere i propri sostenitori con l’album bifronte Saturday Nights & Sunday Mornings (****), che allinea ad una “facciata” elettrica (talvolta anche piuttosto dura), una seconda parte formata esclusivamente da ballate. Il produttore è ancora una volta Gil Norton e lo si sente soprattutto nella prima parte del disco, nobilitata dalle bellissime Sundays e Cowboys. |