On Air Stiamo trasmettendo:
Musica Italiana

Parola di DJ

newsletter
Vuoi essere informato su tutte le novità di Radiogas?
Iscriviti alla nostra newsletter
Scrivi la tua email



Coldplay - Discografia

I Coldplay sono una delle band più interessanti della scena alternative pop di Londra, quando esce il loro singolo di debutto. Il gruppo fin dall'inizio è formato da Chris Martin (tastiere e voce), Guy Barryman (basso), Johnny Buckland (chitarra) e Will Champion (batteria). Fin dall'inizio si cerca di collocarli nel cosiddetto "british new acoustic movement", poi si scomodano paragoni ingrombanti con Radiohead, Pink Floyd e U2.

Parachutes (2000 - ****) rappresenta sicuramente una delle note musicalmente più liete dell'inizio di millennio. E' un disco che presenta diverse ballate in successione (su tutte la pianistica Trouble), strepitosi mid tempo pop come Don't Panic o Yellow ed infine pure frammenti con travolgenti chitarre elettriche (il primo singolo Shiver). Il successo è immediatamente clamoroso, anche grazie al bell'aspetto del cantante e leader Chris Martin (che poi sposerà l'attrice di Hollywood Gwyneth Paltrow).

Tutti aspettano al varco i Coldplay per il difficile secondo album, ma la band non tradisce le attese con il suo miglior lavoro. A Rush Of Blood To The Head (2002 - ****) è lavoro ambizioso e maturo in cui i londinesi abbandonano definitivamente qualsiasi velleità ultra rock in favore di un sound intelligente e misurato. I singoli di grande successo si chiamano In My Place, God Put A Smile Upon Your Face, The Scentist e la martellante Clocks. A me piace però più ricordare le delizie orchestrali di Warning Sign e il gioiellino country rock Green Eyes.

Due album sono un repertorio piuttosto esiguo, ma i Coldplay lo ritengono bastevole per fare uscire il loro primo album dal vivo.Live 2003 (2003 - ***) si divide tra un dvd è un cd e non aggiunge niente (ma proprio niente) ai singoloni già abbondantemente ascoltati nelle scalette dei primi due dischi. Ad ogni modo ovviamente travolgente la versione live di Clocks.

Con X & Y (2005 - ***) si interrompe l'ascesa del complesso. Chris Martin crede di essere uno di quelli davvero bravi e quindi comincia ad infarcire i dischi di ragionamenti pretenziosi sul "senso della vita". Nel suo insieme il disco risulta piuttosto piacevole anche se le varieSquare One, What If, Fix You ed i due singoli di successo Talk e Speed Of Sound non raggiungono la qualità dei brani migliori dei primi due album.

Un incomprensibile travestimento da rivoluzionari francesi prelude all'uscita del deludente Viva La Vida Or Death And All His Friends (2008 - **), disco ruffianissimo e piatto, pieno di coretti Ooooh Ooooh Ooooh a ripetizione. Life In Technicolor, Viva La Vida e Violet Hill sono le canzoni che ci fanno sentire perfino nel gabinetto del barbiere. Produce Brian Eno che si dissocia dal prodotto finale subito dopo la sua uscita. Non è proprio un bel segno, non trovate?

Non contenti del bel risultato di Viva La Vida, Martin & Co, fanno uscire anche l'orribile ep Prospeckt's March (2008 - *), in cui fa bella mostra di sé (si fa per dire) il singolo Glass Of Water.

Ovviamente le ultime canzoni dei Coldplay sono talmente convincenti che meritano un nuovo riassuntino live. Ecco che esce Left Right Left Right Left (2009 - **), che allinea alcuni brani dell'ultimo lavoro e (di nuovo!!) l'immancabile Clocks.

Un nuovo ed oscuro concept caratterizza l'album Mylo Xyloto(2011 - **), un disco che partirebbe perfino bene con il pop solare diHurts Like Heaven, poi gli ormai consueti cori Ooooh Ooooh Ooooh ci fanno allarmare nell'inutile Paradise. L'allarme è più che giustificato poiché l'utilizzo di certa abominevole elettronica "new romantic" anni '80 nel singolo Every Teardrop Is A Waterfall ed in Princess Of Chinafa rimpiangere il momento in cui si è deciso di inserire il dischetto nel lettore. Si salva solo la sommessa ballata Us Against The World. Mylo Xyloto entrerà a prescindere nella storia del pop perché mettere insieme Rihanna e Brian Eno non è cosa da tutti. Gli U2 ci hanno messo tredici anni per rincoglionirsi, ai Coldplay, come si vede, è bastato molto meno.

  Coldplay Live 2012 (2012 - **1/2) inizia all'insegna del vero rock con In My Place, Yellow ed una versione super elettrica di God Put A Smile Upon Your Face, ma poi naufraga nel consueto pasticcio di melassa pop (Princess Of China edEvery Teardrop Is A Waterfall hanno il potere innato di scatenare in me la più bieca e violenta furia distruttrice).
Nella seconda parte del concerto si ricorda solo l'ottima Fix You, mentre ribadiamo (io e tutti gli ascoltatori di buona volontà) che diClocks live non ne possiamo veramente più.
Ghost Stories (2014 - **1/2) è una svolta non pronosticabile in direzione di un'elettronica meno roboante del passato. L'incipit, formato da Always In My Head e dal singolo Magic, lascia in fondo ben sperare, con quella sua aria autenticamente introversa e gentile. 
Poi purtroppo escono fuori tutti i difetti della band, che sembra aver proprio dimenticato il pop rock degli esordi. Il peggio arriva con A Sky Full Of Stars, che si approccia come un curioso esperimento ambient, ma poi rovina il tutto con un'orribile coda di pura dance delle più becere.
Ghost Stories Live 2014 (***) celebra l'ennesimo successo di classifica dei Coldplay. Non si capisce bene il motivo di questo altissimo numero di dischi dal vivo per un gruppo che certo, spogliato delle scenografie spettacolari, non è certo il migliore del mondo sul palco.
Mi basta aver ascoltato il singolo Adventure Of A Lifetime, con tutto il suo stucchevole arrangiamento dance, per assegnare l'ennesimo voto / stroncatura ad A Head Full Of Dreams (2015 - *). Mi rifiuto di ascoltare il resto perché si tratta di una cosa che non farei nemmeno sotto tortura.
Comunque sapete già di cosa parlo, vero? I soliti grandi nomi del pop mondiale, qualche struggente ballata in falsetto (ormai è quasi meno scontato Giuliano Sangiorgi di Chris Martin) e tanta, tanta gioia di vivere. Vado sul sicuro ed indovino di certo. E poi secchiate di vernice multicolore per affermare che la morte ci troverà vivi. Meglio con un disco di David Bowie nello stereo, dico io.
  Lorenzo Allori