Le due Voodoo Chile sono un monumento al blues, il riff inventato per la cover di All Along The Watchtower di Bob Dylan è semplicemente il migliore della storia, senza Crosstown Traffic non sarebbe esistito George Clinton e potrei continuare all'infinito. Nella scaletta viene ripescata la deliziosa Burning Of The Midnight Lamp, uscita molto tempo prima come singolo nella sola Gran Bretagna. Lo scioglimento degli Experience avviene di fatto durante le registrazioni di Electric Ladyland, con Noel Redding sempre più polemico verso le scelte artistiche di Hendrix. Il chitarrista mette insieme un nuovo trio formato da soli musicisti di colore (il già citato Buddy Miles alla batteria e voce e l'ex commilitone Billy Cox al basso). Si chiamano Band Of Gypsies e l'omonimo album dal vivo (1970 - ****) è l'ultimo uscito con Jimi ancora in vita. La scaletta è formata da solo sei canzoni: due lunghissime (Machine Gun, Who Knows?), due di puro soul blues (Changes, We Gotta Live Together) e due più canoniche e vicine allo stile degli Experience (Power To Love, Message To Love). Venderà pochissimo, ma rimane un grande lavoro. La Band Of Gypsies durerà lo spazio di sei concerti perché Jimi fonderà una nuova versione degli Experience con il richiamo di Mitch Mitchell alla batteria e la conferma al basso di Billy Cox. Già nel 1971 comincia ad uscire una copiosa messe di materiale inedito poiché Hendrix, al momento della morte (18 settembre 1970) stava ultimando il suo quarto album in studio ed era solito registrare e catalogare qualsiasi cosa. Cry Of Love (***1/2) ha il pregio di contenere per la prima volta tre inediti che poi sono divenuti dei classici hendrixiani: In From The Storm, Freedom e la dolce ballata Angel. Rainbow Bridge Concert (***) rappresenta la cronistoria di un pazzesco film concerto realizzato da Jimi alle Hawaii. Anche qui c'è tanto materiale inedito (per la prima volta una versione corta dell'eccezionale slow blues Hear My Train A Comin', poi anche Dolly Dagger e Room Full Of Mirrors) ed il tradizionale hawaiano Pali Gap. Dopo una serie di compilation dal vivo senza infamia e senza lode (Experience, More Experience, Hendrix In The West, di cui la migliore è senza dubbio l'ultima), esce un disco molto concentrato sul blues intitolato War Heroes (***). Bellissima in questo album la cover del classico Bleeding Heart del bluesman texano Elmore James. A metà anni '70 il produttore Alan Douglas diventa il catalizzatore delle uscite hendrixiane e combina un disastro dietro l'altro, spesso reincidendo in studio o filtrando con l'elettronica alcune tracce rimaste incompiute. State alla larga dunque da autentici atti criminali come Loose Ends (*), Crash Landing (*) o Midnight Lightning (*). Io conosco bene in particolare il secondo ed è pura spazzatura. Nine To The Universe (**1/2) è l'ennesimo live che mette in fila alcuni duetti di Hendrix nel tumultuoso biennio 1968 - 69. Finalmente Douglas ne azzecca una pubblicando la versione integrale del leggendario show del Festival di Monterey (1967). Jimi Plays Monterey (1967 - *****) è semplicemente disco fondamentale pur nella sua brevità, che mostra un Hendrix in stato di grazia, determinato a dare il massimo nella sua prima esibizione americana da "rockstar" e non da anonimo turnista. Accanto ai classici del periodo (belle soprattutto Foxy Lady e Can You See Me?), risplendono soprattutto le cover: Rock Me Baby di B.B. King, The Killing Floor di Howlin Wolf, Like A Rolling Stone di Bob Dylan e Wild Thing dei Troggs (comprensiva della sequenza in cui Hendrix brucia la propria chitarra sul palco). La nascita di una leggenda eterna. Band Of Gypsies II (**) promette dal titolo di essere il completamento della storia dell'avventura del secondo trio hendrixiano. Si tratta invece in realtà di un nuovo pasticcio di Douglas, in cui spesso alla batteria siede il funambolico Mitchell, in luogo del metronomico Miles. Stages (***1/2) è un cofanetto ormai introvabile in cui vengono racchiusi quattro concerti integrali dei quattro anni di intensa attività hendrixiana (Stoccolma '67 con già una strepitosa versione dell'allora inedita Voodoo Chile (Slight Return), Parigi '68, San Diego '69, Atlanta '70). Alla fine del proprio incarico Douglas azzecca finalmente una compilation. Blues (****) mostra infatti l'intera gamma della tavolozza dei colori di Jimi applicata al blues. La pubblicità era già eloquente: "se il blues è la musica del diavolo, Jimi Hendrix è stato il diavolo in persona". Che dire? E' vero. In Blues ci sono tante cover e la curiosità di un rarissimo Hendrix acustico che suona Hear My Train A Comin', ma anche una Hear My Train A Comin' invece elettrica registrata il 30 maggio 1970 a Berkeley (primo show), che viene considerata dai fans la migliore esecuzione di sempre di Hendrix. Ascoltando con attenzione l'esecuzione dello standard Catfish Blues, si intravede in sottofondo l'avvento di Voodoo Chile (part I). Voodoo Soup (***) e South Saturn Delta (***1/2) sono le prime uscite curate dalla Hendrix Family e mettono in mostra la parte più psichedelica e modernista dell'estro di Jimi. Due raccolte comunque prescindibili. Il tentativo di far uscire il quarto album in studio esattamente come lo avrebbe voluto l'autore, porta alla stampa di First Rays Of The New Rising Sun (***). Il titolo è corretto, ma mi permetto di dubitare che un perfezionista come Hendrix avrebbe acconsentito a fare uscire un disco così scialbo e poco rappresentativo. Ezy Rider e Dolly Dagger sono ben poca cosa ed il meglio è rappresentato dalla già nominata Freedom. BBC Sessions (****) è un doppio cd che finalmente mette ordine nei copiosi archivi della radio inglese, In passato erano già usciti gli incompleti Radio One e The Peel Sessions riguardanti queste registrazioni. Qui c'è un Hendrix improvvisatore e giocherellone (Radio One, la cover di Day Tripper dei Beatles o quella di Hound Dog di Elvis Presley), ma anche un fine cesellatore di note, in particolare nelle sessions del 1968 (Stone Free, Love Or Confusion?, I Was Made To Love Her, Hey Joe). Ben più di una curiosità per completisti la cover di Can You Please Crawl Out Your Window?, oscuro brano di Bob Dylan. |