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QUEENS OF THE STONE AGE Discografia

La zona arida della California centro - meridionale è stata la culla del cosiddetto movimento "stoner": hard rock vitaminizzato con forti dosi di hardcore punk e soprattutto psichedelia anni '60. Dal deserto di Palm Springs venivano i mitici Kyuss ed è il chitarrista di questi ultimi, dopo la fine della band di origine, a fondare i Queens Of The Stone Age. Lui si chiama Josh Homme e nella nuova band si occuperà anche delle parti cantate e del basso. Accanto a lui c'è solo Alfredo Hernandez, ex batterista dei Kyuss.

Il debutto, intitolato semplicemente Queens Of The Stone Age (1998 - ***), mette subito le cose in chiaro. Il nuovo gruppo di Homme è più melodico dei Kyuss, ma alcune sue trovate in progressione sono devastanti come quelle dei migliori Black Sabbath. Regular John, con il suo maligno riff di chitarra distorta, rimane una delle canzoni più belle della storia del genere, ma anche You Can't Quit Me Baby non scherza affatto.

Con il secondo album, i Queens Of The Stone Age prendono le sembianze di un vero e proprio super gruppo. Il bassista Nick Oliveri aggiunge le proprie influenze hardcore punk al rock sabbatico della band e danno il loro contributo ospiti di spessore come Mark Lanegan e Chris Goss (leader dei Masters Of Reality).
Rated R (2000 - ***1/2) è il disco più sperimentale della loro carriera, ma è anche quello che inaspettatamente apre le porte del successo di massa (grazie ai singoli Lost Art Of Keeping A Secret e soprattutto Auto Pilot). Le canzoni spesso sono brevi schizzi di violenza e piccoli abbozzi di perversione psichedelica.  

Quando però le regine distendono la loro potenza sulle medie - lunghe distanze, si ottiene il capolavoro di Better Living Through Chemistry.

La formazione a quattro Homme, Olivieri, Lanegan con Dave Grohl (Nirvana, Foo Fighters) alla batteria è quella che fa raggiungere ai QOSA la testa delle classifiche di mezzo mondo. E la cosa non è affatto scontata, vista la radicalità della proposta sonora. Songs For The Deaf (2002 - ***1/2) è un monolite anfetaminico dal suono lucido come la superficie di una pietra preziosa. Il riff di No One Knows viene trasmesso dalle radio perfino mentre scegliete la frutta al supermercato, ma anche Hangin' Tree, Go With The Flow e God Is In The Radio sono ruffiane al punto giusto. Tutto lascerebbe intendere un futuro commercialmente radioso, ma questa formazione della band si dissolve subito. Lanegan e Grohl tornano ai loro progetti principali, mentre una furiosa lite con Josh Homme, costringe Nick Olivieri a lasciare il gruppo per fondare i Mondo Generator, un gruppo sicuramente più debitore verso la lezione dei progenitori Kyuss, rispetto ai Queens Of The Stone Age.

Il gruppo torna all'antica formazione a tre + ospiti con l'ingaggio del chitarrista / bassista / tastierista Troy Van Leeuwen (noto anche come collaboratore degli A Perfect Circle) e del batterista Joey Castillo. Lullabies To Paralize (2005 - ***) risulta però una delusione sia in fatto di vendite, sia in fatto di resa artistica. La voglia di stupire da parte di Homme è già chiara ascoltando l'iniziale ballata This Lullaby, ma il problema è che spesso la carne al fuoco è pure troppa. I maligni dicono che Chris Goss conta per le scelte del complesso più ancora dello stesso Homme. Una cosa è certa: il singolo Little Sister non ha nemmeno un terzo del potenziale commerciale del super hit No One Knows. Molto bella la cavalcata rock Everybody Knows That You Are Insane.

Una rinnovata formazione in quintetto con Alain Johannes (basso) e Natasha Shneider (tastiere) si presenta sul palco londinese della Brixton Academy per accendere il delirio del live album Over The Years And Through The Woods (2005 - ****1/2). Si tratta del capolavoro della band, esaltata dalla situazione dei concerti, nonché di uno dei live album più belli degli ultimi venti anni di rock. Go With The Flow, Regular John, No One Knows e Song For The Deaf annunciano al mondo il prossimo avvento dell'apocalisse.

Ancora in trio per produrre il deludente Era Vulgaris (2007 - **1/2), nel quale la formula dello "stoner per le masse" mostra inequivocabilmente tutti i propri limiti. Se Homme non decide di cambiare strada, la band non ha più senso di esistere, né questo senso può essere dato da canzoni prevedibili come Sick, Sick, Sick o 3s & 7s.

  Dopo diversi anni di silenzio, i Queens Of The Stone Age tornano in pista con ....Like Clockwork (2013 - ***1/2). Questa volta sono in quintetto anche in studio (i "soliti" Homme, Van Leeuwen e Castillo, con l'aggiunta di Dean Fertita alle tastiere e Michael Shuman al basso) con l'aggiunta della consueta immensa parata di ospiti (perfino Elton John e Trent Reznor nello stesso disco!!!!).

Dimenticatevi completamente lo stoner. Sarà per l'esperienza di Homme nel side project Them Crooked Vultures con Dave Grohl e John Paul Jones dei Led Zeppelin, sarà per quella delle monumentali Desert Sessions I - X, ma questo è un disco di classic hard rock melodico, proprio come quelli che si facevano nei ‘70s. Proprio così, .....Like Clockwork è degno degli Uriah Heep, ma non conviene lamentarsi più di tanto perché finché ci sono canzoni del calibro di Keep Your Eyes Preeled, If I Had A Tail, My God Is The Sun, I Appear Missing o la title track, va proprio tutto bene. Josh Homme dimostra di sapere ancora scrivere grandi canzoni.

  Lorenzo Allori