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SONIC YOUTH Discografia

I Sonic Youth nascono a New York City intorno ad un nucleo storico formato da Thurston Moore (chitarra, voce), Kim Gordon (basso, voce - che diventerà presto sua moglie) e Lee Ranaldo (chitarra). Le premesse sono subito chiare: con un nome che vuole omaggiare il chitarrista degli MC5 Fred "Sonic" Smith, uno stile con la doppia chitarra solista che richiama i Television e delle influenze musicali ben piantate nella scena no-wave di New York, la band si schiera immediatamente nelle fila del rock più sperimentale e rumoroso. Nella prima formazione il batterista è tale Richard Edson, del quale si perderanno presto le tracce.

Un primo ep, intitolato Sonic Youth (1982 - ***), fa subito ben parlare di loro (anche se con qualche trovata un po' naif negli arrangiamenti).

L'esordio si intitola Confusion Is Sex (1983 - **1/2) ed è un album decisamente estremo e non incline ai compromessi. Qui i quattro sonici strizzano l'occhio alla scena noise di Chicago, derivante dall'hardcore punk e per questo più intransigente e rumorosa di quella loro concittadina. Una sola canzone sarà destinata a restare impressa: Confusion Is Next.

Il cambio di marcia lo si ha già con il secondo lavoro. Bad Moon Rising (1985 - ****) è un'ode al lato oscuro degli anni '60 americani. Innanzi tutto il titolo è un richiamo ad una famosa canzone dei Creedence Clearwater Revival; poi il primo singolo estratto, intitolato Death Valley '69 (con l'eroina no wave Lydia Lunch alla voce), racconta l'epopea della Family del Reverendo Charles Manson. Il resto della scaletta è di una violenza controllata che fa accapponare la pelle. Dietro alle pelli siede adesso Bob Bert.

Nel 2013 esce il bootleg di un concerto d'epoca intitolato Smart Bar, Chicago 1985 (***). I Sonic Youth sono impressionistici ed un filo pretenziosi, ma si capisce bene come mai divennero subito una leggenda nell'underground indie americano. In scaletta gran parte del secondo album, qualche anticipazione del successivo ed un sorprendente brano quasi hip hop (Making The Nature Scene).

 

Evol (1986 - ****), ovvero amore al contrario (odio?) è ancora più bello del predecessore. I Sonic Youth trovano la quadratura ingaggiando il loro batterista definitivo: Steve Shelley. Canzoni da sballo come Star Power, Secret Girl e Death To Our Friends aprono la strada alla leggendaria e devastante Expressway To Yr. School (spesso intitolata beffardamente anche Madonna, Sean And Me, seguendo la strana ossessione di Kim Gordon per la Signora Ciccone à vedasi la strana cover band dei Ciccone Youth).

Sister (1987 - ***1/2) rappresenta un minimo balzo indietro. Forse sarebbe stato consigliabile attendere qualche mese in più prima di fare uscire il successore di un vero capolavoro come Evol. Invece l'urgenza comunicativa spinge Moore e compagni a pubblicare questo album, di discreto livello, ma destinato ad essere schiacciato tra i "giganti" della loro discografia. Si ricordano soprattutto il breve schizzo di Beauty Lies In The Eye, Catholic Block e la maestosa Pacific Coast Highway. La stampa specializzata li accusa di essere divenuti degli sterili celebratori del rock del passato, invece di continuare con la sperimentazione noise.

Verso la fine degli anni '80, il quartetto newyorkese non sbaglia più un colpo. Il doppio album Daydream Nation (1988 - ****) non è solo l'album più noto dei Sonic Youth, è anche quello che meglio li rappresenta e che simboleggia tutta la scena indie americana degli anni '80. Thurston Moore canta l'inno Teenage Riot con lo stesso tono sfiatato del Grant Hart di These Important Years (nello stesso anno gli Husker Du salutano tutti con l'imperdibile doppio Warehouse: Songs And Stories). Daydream Nation chiude idealmente il primo e migliore periodo della band e lo fa con canzoni infallibili come Silver Rocket, The Sprawl, Total Trash e Kissability. I Sonic Youth si mettono alla testa della stimolante scena di Seattle con un curioso split (edito per Sub Pop) insieme ai Mudhoney. Loro coverizzano Touch Me, I'm Sick dei Mudhoney (con l'ospitata di Mike Watt dei Minutemen al basso), mentre la band di Mark Arm ricambia l'omaggio con Star Power.

La seconda parte della carriera di Moore & soci si apre con la decisione di firmare per la Geffen. E' uno shock che scatena una serie infinita di polemiche da parte dei puristi delle sonorità indie. I quattro non se la prendono troppo e decidono di accompagnare il "dinosauro" Neil Young nella famosa tournée successiva a Ragged Glory.

 

Goo (1990 - ***1/2) è sicuramente più commerciale rispetto ai dischi che lo hanno preceduto, ma non è male come in genere si sente dire in giro. Se i Velvet Underground fossero vissuti nei tumultuosi anni '90 avrebbero scritto sicuramente canzoni come Dirty Boots o Cinderella's Big Score ed Andy Warhol avrebbe ideato per loro una copertina bellissima come quella di Goo.

Se Goo era commerciale, cosa dire allora di Dirty (1992 - ****)? L'esplosione dei Nirvana (anche loro accasati con la Geffen proprio perché era la casa discografica dei loro idoli sonici), comporta un alleggerimento del suono inaudito. I Sonic Youth di questo album sono lontani dalle loro consuete lunghe progressioni noise e suonano invece un alternative rock piuttosto ortodosso. I video dei singoli 100% e Sugar Kane entrano in alta rotazione su MTV e per la prima volta consentono ai Sonic Youth di vendere milioni di copie. Resta il fatto che l'album è una bomba di post hardcore ben ideata ed altrettanto ben suonata. Il gruppo certo non le manda a dire nell'inno politico Youth Against Fascism.

La seconda parte della carriera della band si chiude ingloriosamente con il pessimo Experimental Jet Set, Trash And No Star (1994 - **), sicuramente il disco più brutto e pretenzioso dell'intera carriera. L'appiccicosa melodia di Winner's Blues non può certo salvare il resto della scaletta, che è di una pochezza imbarazzante.

Un deciso ritorno a sonorità sperimentali segna l'apertura della terza fase della carriera della band, quella della maturità. I Sonic Youth rinunciano ad ogni velleità commerciale e, pilotati dall'anima inquieta di Kim Gordon, sfoderano l'ennesimo grande disco. Washing Machine (1995 - ****) vende pochissimo poiché è un sentito omaggio al non facile kraut rock degli anni '70. Che le cose stanno cambiando, lo si capisce ascoltando l'iniziale Becuz, con la quale Kim stravolge in chiave noise la Patti Smith di Because The Night. Poi escono fuori dal cilindro canzoni (????) memorabili come Junkie's Promise, Washing Machine, Little Trouble Girl e No Queen Blues. Chiudono i quasi venti minuti di una The Diamond Sea molto Faust.

Tralasciando una serie infinita di ep super sperimentali (la serie denominata SYR), il gruppo bissa l'ispirazione di Washing Machine con il più che buono A Thousand Leaves (1998 - ***1/2). Questa volta la leadership del progetto è nelle mani di Lee Ranaldo e lo si sente da un'aria meno feroce che in passato. I Sonic Youth maturi possono addirittura essere "eleganti" con canzoni come Hoarfrost, Sunday o Wildflower Soul.

Il famoso produttore Jim O'Rourke diventa il quinto membro della band spesso raddoppiando il basso (scelta tipica della scena hardcore punk di Washington D.C.) o utilizzando le sue tastiere visionarie. La collaborazione si inaugura con il palloso New York City Ghosts & Flowers (2000 - **1/2), in cui Ranaldo e compagnia bella sembrano effettivamente troppo disciplinati per i loro standard. La critica americana intona già il loro de profundis.

Ecco che invece la resa finale di Murray Street (2002 - ***) è incoraggiante rispetto alle previsioni. O' Rourke si comporta come un vero leader e pilota il neonato quintetto dentro a composizioni lunghe e complesse come Karen Revisited e Sympathy For The Strawberry.

L'incontro con i post rockers olandesi The Ex, frutta agli Youth l'ep In The Fishtank IX (2002 - *). Si tratta di un delirio rumorista senza né capo, né coda. Evitatelo se non siete collezionisti.

Sonic Nurse (2004 - ***1/2) è il meno concettuale e più fruibile album con Jim O'Rourke. Si tratta di un ritorno alle belle sonorità di Sister o Evol (meno dirompenti però). La storia della chitarra elettrica viene ricapitolata alla grande nella bellissima New Hampshire.

Divergenze di vedute tra Thurtson Moore e Jim O'Rourke consigliano per lo scioglimento del quintetto.
 

I Sonic Youth tornano quartetto ed inaugurano la quarta ed ultima fase della loro carriera con un disco che potremmo definire "elettroacustico". Sembra impossibile, ma Rather Ripped (2006 - ***1/2) mette in soffitta le chitarre elettriche rumorose, dimostrando che il gruppo ha sempre saputo scrivere belle canzoni simil pop. Reena e Pink Steam sono la palestra ideale per le future carriere soliste di Moore e Ranaldo.

Il divorzio tra Thurston Moore e Kim Gordon è così poco amichevole che si trascina dietro anche la fine della band. Esce quasi in sordina un ultimo album, intitolato The Eternal (2009 - **1/2), che forse era meglio nemmeno pubblicare. E' la fotografia impietosa di una gruppo che si sta sfasciando, nitida come poche volte è capitato di sentire e vedere nella storia del rock.

A quel punto il solo Steve Shelley vorrebbe continuare, ma il tempo è evidentemente scaduto. Gli altri tre si sono lanciati in un'interessante carriera solista. Kim Gordon al solito è la più inquieta e sperimentale, Lee Ranaldo il più legato al rock classico, mentre per adesso il migliore si è dimostrato Thurston Moore, nell'insospettabile veste di cantautore folk.

 

 
Possibile che gli archivi dei Sonic Youth non contengano niente di più succoso delle Spinhead Sessions (2016 - **)?. Si tratta di alcune sessions, dal taglio evidentemente ambient, realizzate nel 1986. Kim Gordon è ancora saldamente nel gruppo e pilota i compagni verso lidi sicuramente molto ostici e di poca grazia.
Anche nei casi più riusciti (Scalping) questo dischetto appare assolutamente inutile ed eccessivamente ripiegato sul lato sperimentale della poliedrica band newyorkese. Consigliato soltanto per i completisti.
 Lorenzo Allori