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Syd Barrett: It Clear That I’m Not Here

 

"It's awfully considerate of you to think of me here

And I'm much obliged to you for making it clear

That I'm not here"

 

Così ha inizio l'ultima canzone che avrebbe legato il nome di Syd Barrett a quello dei Pink Floyd. La tagliente ironia di Jugband Blues è la perfetta fotografia del rapporto - ormai saturo - tra la band e il "diamante pazzo". Famosa è la storia di come il gruppo decise che avrebbe continuato la propria strada senza Syd. Durante un'intervista il suo successore David Jon Gilmour la riassume così: << Non credo di aver mai pensato che Syd sapesse quello che stava succedendo. A quel tempo era così "fuori"...Di solito lo andavamo a prendere con il Bentley ma un giorno qualcuno chiese: "Andiamo a prendere Syd? E qualcun altro rispose: "No, non preoccupiamoci". Non andammo più a prenderlo. Andò semplicemente così >>.

Questa è la cruda realtà del music business - Welcome To The Machine per dirla con i Pink Floyd di metà anni settanta - music business che avrebbe contribuito non poco a ridurre Barrett a poco più di un Vegetable Man.

 

Ma andiamo con ordine. Roger Keith Barrett nasce il 6 gennaio del 1946 - penultimo di cinque figli - nella ricca ed universitaria cittadina di Cambridge. Il soprannome Syd gli venne dato al Riverside, locale frequentato da veri e propri puristi del jazz. Tra i tanti membri del club c'era un certo Sid "The beat" Barrett, ex-batterista con il quale Barrett si intratteneva spesso a parlare. Non ci volle molto agli assidui frequentatori del Riverside a chiamare i due Barrett nello stesso modo, distinguendoli l'uno dall'altro con la sostituzione della "i" con la "y", così, Roger Keith Barrett venne ribattezzato Syd.

 

La sua inclinazione artistica non tardò a manifestarsi, fin da giovanissimo dimostrò un particolare talento soprattutto nella pittura, sua passione più grande. La folgorazione musicale arrivò con un certo Bob Die Lon, cercato a lungo ma inutilmente in tutti i negozi di dischi della città, fino alla scoperta dell'arcano, Bob Die Lon altri non era che Bob Dylan. L'essere sempre un passo avanti di Barrett viene testimoniato anche dall'amico Storm Thorgerson (autore delle copertine di quasi tutti i  dischi Floydiani e dei due dischi solista di Syd), il quale dichiarerà che Barrett ascoltava Dylan e i Beatles mentre i suoi coetanei erano ancora fermi a Elvis Presley.

Bo Diddley, Dylan, Miles Davis, i Beatles, i classici del rhythm and blues, questo è l'humus sul quale si formerà la tempra musicale di Syd. La prima formazione di Barrett, i Those Without, venne costituita in seguito alle provocazioni di David Gilmour il quale sosteneva l'incapacità di Barrett a creare un gruppo musicale (di successo). La nascita di una band ci fu ma purtroppo il complesso di Barrett non poteva neanche lontanamente competere con quella di Gilmour.

 

Il tempo del riscatto musicale non si sarebbe fatto attendere per Syd e quello stesso effimero riscatto avrebbe contribuito a farlo precipitare in un baratro senza ritorno. Fu proprio il futuro mancato architetto Rogers Waters ad introdurre Barrett all''interno del suo gruppo "The Abdabs"; tanti nomi avevano militato all'interno del gruppo per periodi più o meno lunghi (tra i tanti anche due nomi destinati a restare, Nick Mason e Richard Wright). Gli "Abdabs, poi diventati "Leonard's Lodgers" per poi mutare in "Tea Set" trovarono la loro collocazione ideale sotto il nome di "The Pink Floyd Sound", nome trovato proprio da Syd Barrett che portò una ventata di novità all'interno del gruppo, dalla stesura dei testi all'esecuzione dei brani.

Il 1966 fu un anno fondamentale per i nascenti Pink Floyd, qualcosa sembrava iniziare a girare per il verso giusto, qualcuno - un certo Peter Janner - era finalmente disposto a credere nelle potenzialità del gruppo.

 
Janner non verrà deluso e nel '67 escono due 45 giri a firma Pink Floyd. Due dei quattro brani, più precisamente i lati A delle facciate dei dischi mettono in evidenza tutto il genio compositivo di Barrett. Le due canzoni in questione sono Arnold Layne e See Emily Play. I due 45 giri non sono altro che l'anticamera verso il mondo fiabesco intriso di psichedelia qual è The Piper At The Gates Of  Dawn (*****) uscito nell'agosto del 1967 
 

Nick Mason, Richard Wright, Roger Waters (relegato al basso dopo l'arrivo di Barrett) e Syd Barrett danno alle stampe un vero e proprio capolavoro che vede Syd al "comando" in quanto genio incontrastato. La sua forte capacità di osservazione, il suo trovare peculiarità bizzarre in ogni storia vista o ascoltata, la sua grande passione per le fiabe e l'astronomia verranno tutte riversate nell'album, ecco quindi che il "Pifferaio alle porte dell'alba" è pronto a guidarci in quello che sarà un vero e proprio viaggio in un universo "altro", costellato da gatti dall'aura inquietante (Lucifer Sam), gnomi provenienti direttamente dalla terra di mezzo (The Gnome), il viaggio spaziale di Astronomy Domine e quello nella mistica Cina con il capitolo 24 dell'oracolo I-Ching (Chapter 24). Altri brani come The Scarecrow, Matilda Mother e la già citata The Gnome invece attingono direttamente dal mondo della letteratura.

The Piper At The Gates Of Dawn è un album intriso di vere e proprie perle che influenzeranno musicisti fino ai giorni nostri. Ma l'arrivo dell'oscurità è dietro l'angolo per Syd. Il successo inatteso arrivato a gran velocità coglie impreparato Barrett che non ha i giusti anticorpi per affrontare una situazione altamente stressante come può essere quella della rock-star famosa. I live si susseguono uno dopo l'altro e la casa discografica spinge per l'uscita di un nuovo lavoro che possa essere all'altezza del precedente. La predisposizione verso la sperimentazione di droghe di Barrett diventa adesso il rifugio ideale per potersi estraniare il più possibile da un mondo con il quale il chitarrista dei Floyd sente di non avere nessuna affinità. Ecco quindi arrivare i primi problemi, storie come quella in cui si narra di un Barrett che sale sul palco con i capelli intrisi di una sostanza che si scioglierà presto sotto la luce dei riflettori facendolo diventare una sorta di "uomo gelatinoso" o interi concerti in cui Syd suonava per l'intera durata del live in modo continuativo un'unica nota sono ormai diventate leggenda, ed avevano in sé il germe di un disadattamento verso il mondo del music-business; la sua imprevedibilità era ormai diventata ingestibile per il resto del gruppo (e del management).

 
  La situazione diventò pesante per tutti e l'idea di Waters di fare con Barrett quello che i Beach Boys avevano fatto con Brian Wilson - relegandolo a semplice autore di testi e tenendolo fuori da tutto il resto - non andò in porto. Fu così che venne scritturato David Gilmour (che aveva già rischiato di far parte degli "Abdabs" proprio su indicazione di Barrett, ma l'idea non andò a buon fine per i troppi impegni di Dave. Buffo il destino...) e il 2 marzo 1968 venne resa ufficiale la dipartita di Syd Barrett che si porterà con sé il "sound" e l'articolo "The", lasciando ai suoi ex compagni di viaggio la semplice dicitura di "Pink Floyd".
 

A Waters e compagni non mancò però di lasciare un brano - Jugband Blues - che avrebbe chiuso A Saurceful Of Secrets, secondo lavoro dei Floyd. Jugband Blues è l'ultimo atto di un sodalizio che ha avuto la vita e la bellezza di una meteora.

La storia dell'ascesa Floydiana è ormai nota, lavori come Dark Side Of The Moon, Wish You Were Here e The Wall diventeranno vere e proprie pietre angolari del rock, questo successo fu possibile soprattutto grazie al passaggio (forzato) di testimone da Barrett a Gilmour che avrebbe avvolto i meravigliosi testi di Waters con melodie dalla semplicità sconvolgente, così come sconvolgente sarebbe stata la loro potenza evocativa. Ma lo sguardo restava comunque sempre rivolto verso quella figura messa con tanta facilità all'angolo, alcune delle canzoni più belle mai scritte da Waters prendevano spunto proprio dal ricordo di Syd, Brain Damage o Shine On You Crazy Diamond tanto per citare le più note, l'intera opera The Wall vanta non pochi debiti d'ispirazione verso Barrett. Così il "pifferaio alle porte dell'alba" diventò il "diamante pazzo", il "folle sull'erba", l'anima fragile che avrebbe dato vita a non pochi sensi di colpa nelle coscienze dei Floyd. Furono proprio questi, molto probabilmente, la spinta propulsiva che spinse Waters e Gilmour su tutti a seguire la brevissima attività solista di Syd. Gli anni che intercorsero tra il divorzio con i Pink Floyd e il suo primo lavoro solista non furono certo facili; essere messi alla porta da compagni che soprattutto a te devono l'ascesa verso il successo non poteva essere certo un boccone dolce da buttar giù. La situazione mentale di Barrett si fece sempre più preoccupante e l'uso di droghe aveva ormai offuscato molte speranze.

  

The Madcap Laughs (***1/2) fu il primo tentativo di dimostrare che il genio di Barrett non si era eclissato per sempre. Le verità che si nascondono dietro la nascita di questo album sono però diverse e mettono in luce quanto difficile potesse essere a quel tempo lavorare con Syd, tanto difficile che nelle fasi finali del disco il produttore Malcolm Jones gettò la spugna, sostituito da Waters e Gilmour. Al disco, tra i vari musicisti collaborarono anche Richard Wright, Robert Wyatt e Hugh Hopper (Soft Machine), oltre a Waters e Gilmour.

 

Il disco non manca di momenti di toccante bellezza, dal brano che apre l'album Terrapin, alla "disperata" Dark Globe. L'amore per la letteratura non poteva non trovare spazio in un disco solista di Syd, ecco allora l'ipnotica Golden Hair tratta dalla raccolta di poesie Chamber Music di James Joyce. I percorsi acustici che rappresentano la maggior parte dei brani dell'album trovano il loro contraltare in canzoni come No Good Trying o Late Night, caratterizzati da digressioni psichedeliche che rimandano alla mente il Barrett del periodo Floyd, così come la giocosa presa in giro di Love You rimanda non poco al "Pink Floyd Sound" di Bike. La chitarra satura di No Man's Land riporta la mente ad alcuni dei gruppi migliori della fine degli anni sessanta, i Velvet Underground di Lou Reed su tutti. Non mancano però brani dall'incedere quasi jazzato come Here I Go, dal semplice giro di accordi che fa tanto anni cinquanta. Bob Dylan è sempre lì dietro l'angolo nel folk di She Took A Long Cold Look. La falsa partenza di If It's In You, mette in evidenza quanto poco tempo abbiano avuto a disposizione Gilmour e Waters per rivedere e re-incidere tutto il materiale registrato in precedenza. L'album infatti non manca di alcuni momenti deboli come la già citata If It's In YouFeel che ha in sé un grande potenziale che però necessitava di più tempo per poter essere mostrato in tutta la sua bellezza. La critica (ma anche il pubblico) accolse positivamente The Madcap Laughs e questo incentivò non poco l'insicuro Syd nel rimettersi al lavoro per far uscire nuovi progetti musicali.

 La produzione per il successivo Barrett (***1/2) viene affidata interamente a Gilmour (e anche a Wright che però non si sa perché scompare magicamente dai credits) che effettua un lavoro magistrale, testimoniato anche da un giovane Alan Parsons, all'epoca addetto ai nastri negli studi di Abbey Road  
 

Le differenze tra i due album appaiono evidenti fin dal primo ascolto, mentre The Madcap Laughs risultava essere un disco "di pancia", a tratti imperfetto causa forte vulnerabilità di Syd e anche mancanza di tempo per rifinirlo (o ridefinirlo); Barrett appare di gran lunga migliore da un punto di vista tecnico ma risulta più freddo e distaccato rispetto al suo predecessore. L'album ha un'apertura composta da un trittico impeccabile: Baby Lemonade con il suo bellissimo intro di arpeggio blues, Love Song con le tastiere che la fanno da padrona e Dominoes con i suoi chiaro-scuri. Il sound primordiale del blues lo ritroviamo in Maisie dove Syd si diverte a ricreare con la propria voce il cantato tipico dei musicisti blues. Il Barrett che aveva brillato e fatto brillare i Pink Floyd è invece nei brani It Is Obvious, Rats o Waving My Arms In The Air. L'amore per le favole ritorna in Wolfpack, mentre il giro di chitarra di Wined And Dined rimanda la mente ad alcuni pezzi dei Nirvana versione "unplugged at MTV". La chiusura dell'ultimo lavoro solista viene affidata ad un brano risalente ai tempi dell'adolescenza di Syd quando, nella sua casa di Cambridge la madre accoglieva i giovani artisti in erba che trovavano nella camera di Barrett uno dei pochissimi luoghi in cui poter esprimere la propria creatività; Effervescing Elephant è stata composta all'età di 16 anni ed è fortemente influenzata dalla scrittura di Hilaire Belloc (famoso per il suo libro per ragazzi Cautionary Verses). Il mondo della letteratura tanto caro a Barrett è la nostra chiusura del cerchio, l'avevamo trovata fin dal titolo del primo album in studio The Piper At The Gates Of Dawn che prendeva ispirazione direttamente da Il Vento Tra I Salici di Kenneth Grahame, per poi incontrarla nuovamente nei suoi lavori solisti e a chiusura di un album che sarà l'ultima fatica in studio per Barrett.

Tutto ciò che seguirà negli anni a venire altro non sarà che raccolte su raccolte. Come molto spesso accade per artisti che scompaiono prematuramente dalle scene, le case discografiche tendono a creare un continuo di uscite discografiche che non poche volte sfiora l'imbarazzante.

Ecco allora un piccolissimo riassunto delle uscite "post-album in studio" di Syd Barrett.

Nel 1974 esce il doppio album Syd Barrett (***) che comprende The Madcap Laughs e Barrett, contenendo delle bonus track dei due album solisti.

 Nel 1988 esce Opel (***1/2) raccolta di outtakes dai due album solisti di Barrett (degna di nota è proprio la title - track Opel) e versioni inedite di alcuni brani dei medesimi dischi (la germinale Octopus che qui prende il nome di Clowns And Jugglers e una bella versione di Dark Globe dal titolo Wouldn't You Miss Me?). Da avere per completare il quadro Barrettiano.

Bisogna aspettare il 2001 per trovare un nuovo inedito di Barrett inserito all'interno di un'antologia - nel frattempo sono uscite altre due raccolte Octopus: The Best Of Syd Barrett uscita nel 1992 e Crazy Diamond del 1993 che contiene Opel, i primi due album solisti, più l'aggiunta di alcuni bonus di brani editi - la raccolta in questione è The Best Of Syd Barrett: Wouldn't You Miss Me? (***) che contiene l'inedita Bob Dylan Blues sarcastico omaggio di Syd ad uno dei suoi miti giovanili.

 

Ed ecco arrivare l'ultima raccolta - An Introduction To Syd Barrett (***1/2) - che porta il nome della Hipgnosis di Storm Thorgherson per la copertina e la supervisione tecnica di David Gilmour per la scelta e il re-mixaggio dei brani. L'arco temporale coperto dalla raccolta è molto ampio, si parte dai primi lavori  di Barrett con i Pink Floyd (Arnold Layne, Apple And Oranges e brani da The Piper At The Gates Of A Dawn) fino alla svelata Bob Dylan Blues, passando ovviamente per i due album solisti.

Avremmo potuto iniziare questo approfondimento con una forma retorica tanto cara a Barrett, "c'era una volta", ci siamo lasciati sfuggire l'occasione.

La lista degli artisti che hanno reso omaggio a Barrett attraverso cover di sue canzoni è molto lunga e non staremo qui a stilarla, ma ancora più lunga è la lista degli artisti che vantano un debito artistico nei confronti di Syd, genio dal fortissimo estro creativo.

Syd Barrett muore il 7 Luglio del 2006 nella sua casa di Cambridge, dove aveva provato a ricominciare una vita da "uomo normale", centellinando i suoi contatti umani e dedicandosi alle sue passioni di sempre, la scrittura e la pittura (...e la tv). Da anni era ormai stato reso noto il suo "non interesse attivo per la musica", ma resta emblematica una testimonianza (raccolta durante gli anni novanta) che non deve essere ridotta a semplice pettegolezzo.

 "Un giorno, non molto tempo fa, Syd andò a trovare suo cognato Paul Breen, che dirige un hotel a Cambridge. Mentre stava seduto nel suo ufficio, l'attenzione di Syd venne attratta dalla chitarra del cognato appoggiata in un angolo della stanza. A un certo punto Mr. Breen venne chiamato. Quando tornò, trovò Syd che impugnava la chitarra e stava strimpellando delicatamente un pezzo. Resosi conto di essere stato colto in flagrante, Syd lasciò cadere lo strumento come fosse una pietra e si voltò con espressione colpevole...testamatta sorrise." (racconto estratto da Syd Barrett il diamante pazzo dei Pink Floyd di Mike Watkinson e Pete Anderson)

 Once upon a time there was the piper at the gates of dawn. "Oh, Mother Tell Me More!".

 Chiara Felice