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CLOVERFIELD

di Matt Reeves (USA, 2007)
con Lizzy Caplan, Jessica Lucas, TJ Miller, Michael Stahl-David





Durante una festa si incrociano le storie di alcuni ragazzi della New York griffata, il tutto viene filmato da una videocamera, che dopo poco diverrà l'occhio elettronico testimone di un attacco alla città da parte di qualcosa, che si scoprirà poi essere una sorta di Godzilla che seminerà morte e distruzione, eliminando anche i nostri sfigati eroi.

 La trama di Cloverfield tutta in queste poche righe, ed è quanto di più ignobile io abbia subito dal cinema negli ultimi anni, il pretesto della ripresa in soggettiva stile "Blair Witch" poteva essere uno spunto vincente anche se non più originale, ma purtroppo è applicato malissimo e non ha quindi molto senso in questo contesto. Sono passati oramai più di sei anni dal terribile attacco alle torri gemelle e l'America ne sente ancora l'odore, la paura, il senso della fine di qualcosa. Ne è esempio tangibile la quantità impressionante di pellicole più o meno catastrofiche (come argomento ma anche come esito al botteghino) che come protagonista hanno la distruzione di New York. 

Profetico fu John Carpenter, che in "1997: Fuga da New York" mostra una città fantasma popolata di ombre, ma era il 1981 e nessuno avrebbe mai pensato ad un attacco alla città, reale in tutta la sua spaventosa crudeltà.

Cloverfield affronta le paure di New York con un piglio decisamente superficiale, con dispendio di mezzi impressionante, con personaggi al limite del fastidioso, pretesti pubblicitari ovunque e in linea generale un excursus narrativo che ricorda un celebre videogame, con tanto di scalata dei livelli per salvare la ragazza di turno, e nulla più.
Prodotto confezionato ad hoc per generare dei sequel che spero davvero nessuno abbia il coraggio di produrre, tanto meno di andare a vedere al cinema.

Sinceramente è stancante oramai trovare ancora qualcosa da dire su questo film, i commenti che alla fine della proiezione ho sentito dal pubblico molto giovane presente in sala ("che me**a", "...la prossima volta il film lo scelgo io", fino a "...chissà quanti accidenti si è beccato il regista...") fa capire che ancora esiste la capacità di scegliere, magari un film più onesto.

Daniele Nuti