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LE VITE DEGLI ALTRI

(Das leben der anderen)

REGIA: Florian Henckel von Donnersmarck
CAST: Martina Gedeck, Ulrich Mühe, Sebastian Koch, Ulrich Tukur, Thomas Thieme, Hans-Uwe Bauer, Ludwig Blochberger, Werner Daehn
NAZIONALITÀ: Germania
ANNO: 2006
DURATA: 137 minuti





A Berlino, nel 1984, il muro era ancora solido, nessuno avrebbe mai potuto prevedere che, a soli cinque anni di distanza, il 9 novembre del 1989, la disperazione della gente lo avrebbe spazzato via. La storia del film, ambientata in quell'anno, narra le vicende di una coppia di artisti teatrali messa sotto sorveglianza dal servizio segreto della Repubblica Democratica Tedesca, la Stasi. Gli occhi e le orecchie del film sono i microfoni e le telecamere nascoste nell'appartamento dei due coniugi ed il filtro narrativo è l'agente della stasi addetto alla loro sorveglianza: il capitano Gerd Wiesler, interpretato da Ulrich Mühe ("Funny Games", "Amen").


La recitazione dell'ottimo attore tedesco, in questo caso, è priva di sfumature, invadente , non lascia spazio all'immaginazione, pare, con espressioni forzate e prolungate, voler prevenire l'interpretazione dello spettatore. I suoi colleghi, Sebastian Koch (" Black Book"), nei panni del marito, e Martina Gedeck ( "Le particelle elementari"), in quelli della moglie, sembrano recitare indossando una maschera di gesso.

La prima espressione con la quale vengono sorpresi dalla telecamera coincide con quella dell'ultimo fotogramma.

 
 
La sceneggiatura, scandita da tempi tipici della fiction televisiva, è banale e pregna di frasi ad effetto, mira a suscitare stupore e commozione lasciando lo spettatore attonito da tale superficialità. Il regista e sceneggiatore, Florian Henckel von Donnersmarck, è pedante, annoia lo spettatore con ripetizioni ossessive di inquadrature al solo scopo di sbandierare capacità tecniche. La vincita dell'"Oscar come miglior film straniero" è ingiustificata e ingiustificabile, non è possibile credere che, se quel premio venisse assegnato su criteri "etici" ed estetici, questo film avrebbe oltrepassato le selezioni.
Infine, sebbene raccontare ciò che è avvenuto nella D.D.R., denunciare gli abusi e le torture perpetrati dalla Stasi sia lodevole, il regista nel trasmettere l'idea dello squallore si è fuso con la desolazione, invece di rappresentarla.

L'inviato Morellik