METROPOLIS
di Fritz Lang (Ger, 1926)
con Alfred Habel, Brigitte Helm, Gustav Frőhlich
Sul calare dell'epoca del muto Fritz Lang ha creato una delle opere più straordinarie della storia del cinema, Metropolis, tratto dal romanzo di Thea von Harbou, che ha co-sceneggiato il lungometraggio.
Metropolis è una sorta di visione, di sogno futurista e futuristico dove le intuizioni del genio Lang si concretizzano in una resa scenica senza precedenti, il primo vero film di fantascienza dopo i seminali tentativi di Melies all'inizio del ‘900.
| Parole su questo monumento cinematografico ne sono state spese tante, e da autorevoli personaggi, mia intenzione non è certo quella di competere con questi, ma senz'altro di richiamare l'attenzione alla riscoperta di questo film, antesignano di ogni moderna creatura di celluloide che abbia un concept fantapolitico.
La trama è incentrata infatti sulla megalopoli di Metropolis, dove nel ventunesimo secolo il dittatore Fredersen impone la sua legge, e vive nel più assoluto agio ai danni di operai che, in condizioni miserevoli, abitano nei sottosuoli della città, dove lavorano strenuamente come degli automi, al fine di alimentare la città e farla funzionare.
|  | Freder, figlio del dittatore, un giorno si renderà conto di questa realtà, entrando in contatto con una ragazza di nome Maria, predicatrice tra gli operai, e se ne innamora. Fredersen allarmato e temendo una sommossa farà costruire un robot con le fattezze della ragazza tentando di seminare caos e discordia.
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Primordiali computer, videotelefoni o sistemi automatizzati elettronici, piuttosto che effetti speciali visivi tuttora sensazionali, sono solo alcune delle invenzioni di Lang in questo capolavoro, dove alla fine ci si trova davanti non solo ad un capolavoro del cinema espressionista, ma anche a sentimenti che non hanno tempo.
Daniele Nuti |
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