Arrivato sui 43 anni tondi tondi, posso ormai confessare alcune idiosincrasie nei miei ascolti musicali. I nuovi Bob Dylan. I post Neil Young. Il roots rock, e il weird folk normalmente non più weird di un Fairport Convention di terza mano. Noia. Tedio purissimo, totale. Bene, questo disco è tutta un'altra storia. Dan Arborise è un giovane musicista che viene dal North Devon e dal circuito folk inglese, però armeggia con la chitarra come se fosse un alchimista e ne trae suoni che sanno di spazi aperti e sconfinati, di aria, sole e vento. Dan si ispira chiaramente a John Martyn, lo richiama anche nel timbro fumoso e seppiato della voce, e riesce nel miracolo di restituirci (se non proprio Solid Air) un Bless the Weather dei nostri tempi. Con grandi canzoni. Ascoltate, ad esempio, Days Even Years e la sua melodia immacolata. Soprattutto, però, con un piglio sperimentale da far invidia al maestro. E' così che ci incantiamo davanti a Cries, Under Your Spell e alla conclusiva Feet in the Sea, Head in the Stars, vortici densi di chitarra in echoplex che decollano in progressione verso trasparenze ambient. Uno dei dischi più belli degli ultimi anni, e un nome da seguire con attenzione. |