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Cliff Burton To Live Is To Die - JOEL McIVER

  

Edizioni Tsunami


221 pagg.


20,00

 

Il tour dei Big Four e l’interesse che sta nuovamente generando il thrash metal degli anni ’80 nel mondo della musica ci fa riscoprire questa biografia uscita nel 2009, ma solo oggi distribuita come si conviene.

Joel McIver è probabilmente il più grande studioso della carriera dei Metallica, un critico severo ed appassionato che certo non ha risparmiato schiaffi e carezze al quartetto di Sausalito. Con questa biografia si è superato, realizzando uno dei migliori libri del genere in assoluto. Innanzi tutto va a suo merito l’essersi focalizzato su Cliff Burton, il vero architetto degli arrangiamenti di capolavori assoluti come Ride The Lightning (1984) o Master Of Puppets (1986), nonché probabilmente il migliore bassista della storia del metallo pesante (e pensante). Se i Metallica non sono riusciti più a ripetere i fasti del triennio 1983 – 1986 (pur producendo altri ottimi dischi), uno dei motivi è la perdita di Cliff, morto in uno sfortunatissimo incidente stradale in Svezia durante il tour di Master Of Puppets. Il titolo riprende il titolo del brano strumentale presente nell’album ….And Justice For All (1988), il primo registrato dai Metallica senza Burton, che derivava da una rielaborazione di idee melodiche composte dallo stesso bassista prima della sua scomparsa.

La biografia si sofferma a lungo sulla personalità di Burton, sorta di intellettuale metallaro, corroso dalla passione per la musica. Fin da giovane Cliff partecipa a bizzarri progetti di hard rock psichedelico in compagnia del fraterno amico Jim Martin (poi chitarrista dei Faith No More), per poi diventare il leader dei Trauma, bizzarro progetto glam metal nato nella San Francisco di inizio anni ’80. Il resto della storia è noto: Lars Ulrich e James Hetfield corteggiano in modo serrato Burton ed inizia la leggenda dei Metallica, con Cliff che ne rappresenta l’apice tecnico (insieme a Dave Mustaine) ed il membro più dotato dal punto di vista della teoria musicale.

E’ un piacere scoprire la divinazione di Cliff per la musica fusion ed in particolare per lo stile “negroide” di Stanley Clarke dei Return To Forever. E’ addirittura godurioso ripassare gli arrangiamenti dei Metallica per trovarvi le tracce del “basso solista” di Cliff. Pulling Teeth, For Whom The Bell Tolls e Orion sono i tre capolavori che hanno consegnato questo musicista alla leggenda. McIver si sofferma (senza annoiare) su alcune nozioni tecniche basilari riguardo all’uso del basso, sottolineando l’unicità dello stile di Burton e facendo pertinenti confronti con i suoi successori Jason Newsted e Robert Trujillo.

Il volume si sofferma in modo competente anche sui successivi album dei Metallica, non risparmiando feroci critiche riguardo alla produzione di ….And Justice For All e Saint Anger, sottolineando che proprio l’assenza di Burton sia all’origine di certe scelte scellerate da parte della premiata ditta Ulrich – Hetfield. Vi sorprenderete a scoprire di quella volta in cui i Metallica preferirono Jason Newsted a Les Claypool per sostituire Burton!

In definitiva una lettura utile e divertente, per niente sterilmente celebrativa, che ci ricorda con il sorriso sulle labbra e con un filo di nostalgia un gigante della musica degli anni ’80.

 

 

So Long Cliff.

 

 

  Lorenzo Allori