Da un rarissimo canto del 1200 di una Trobairiz (poetessa di cultura trobadorica) in lingua d’Oc che esalta l’amore cortese, a Chanson des Vieux amants un capolavoro che celebra il segreto di una coppia longeva di Jacques Brel, grande cantautore degli anni 60 che ispirò anche il nostro De Andrè. Dai canti tradizionali popolari del 1500 come Le Luneux e La fille au Cresson che sottolineano che la condizione di subordinazione tipica del medioevo della donna, al Chant d’initiation di S. Manetti ispirato a un canto tradizionale cantato dalle fanciulle della tribù Bandango (Centro-Africa) prima del crudelissimo rito di infibulazione. Questo rituale purtroppo è stato diffuso anche in Europa e viene praticato clandestinamente. Esso sottolinea il diritto negato alla donna di provare piacere e conferma l’associazione piacere-diabolico che è presente anche nella nostra cultura. Hymne à l’amour, Je ne reggette rien, A quoi ça sert l’amour, sono invece testimonianze di una coraggiosa artista: Edith Piaf, che sfidò la società per fare la sua professione, imboccando la strada della maledetta, ma morì a soli 48 anni sfinita dalle droghe e una vita affettiva sfortunata. Sabina Manetti, italo-francese, fa bingo con questo suo primo lavoro solista. Un raffinato viaggio fra jazz e world music nella canzone francese (e dintorni) con la sua bella e imprevedibile voce. Il tutto accompagnato da un ottimo quintetto. Davide Del Campo
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