Commento: Il bello degli album jazz spesso è la loro compattezza. La maggioranza dei grandi capolavori del genere è stata catturata in pochi giorni (a volte ore) di lavoro, in presa diretta in uno studio di registrazione. A volte ascoltandoli sembra di essere davvero lì: si sente la puzza di sigari del pianista o l'odore di sudore del batterista. Non mi sono mai piaciute (se non in casi filologicamente indispensabili), proprio per questo motivo, la raccolte jazz; quelle grandi ammucchiate di musicisti e stili che vorrebbero raccontare la storia di un artista piuttosto che di un intero genere. Questo Forever, benché sia un album di quest'anno, è in realtà una raccolta mascherata, in cui Chick Corea dispensa il suo saggio virtuosismo cimentandosi in reinterpretazioni di standard, improvvisazioni originali al limite del free, jazz rock elettrico, musica latina, brani dal vivo ecc. ecc. Insomma un "bignami" jazz che rende solo in parte giustizia alla classe dei musicisti coinvolti (oltre ai tre titolari del classico piano trio anche la strepitosa cantante Chaka Khan, il chitarrista Bill Connors e il violinista Jean - Luc Ponty). Fin dal titolo si richiama l'effimera esperienza del gruppo Return To Forever, che legò il nome di questi musicisti alla grande fusion degli anni '70. Forever? No, ma grazie lo stesso.
Assomiglia a: Ad un sacco di cose. Il panismo di Corea però si riconosce benissimo.
Dove ascoltarlo: al Montreux Jazz Festival del 1973.
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