Commento; Dylan Carlson ed il suo amico Kurt Cobain, negli anni ’80, andavano matti per la musica dei Melvins. Stranamente i due amici hanno però fondato due gruppi agli antipodi. Per i Nirvana non occorre spendere ancora parole, invece gli Earth di Carlson sono sempre stati gli ostici capiscuola del drone metal statunitense. Musica rarefatta, potente e reiterata fino all’infinito, questa la loro estenuante proposta musicale, che li ha resi beniamini non solo degli appassionati di rock duro, ma anche di coloro che amano le atmosfere descrittive del post rock. Oggi gli Earth, dissoltasi la difficile fase della tossicodipendenza del loro leader, tornano con un album che, almeno nei loro canoni, è perfino luminoso. Rispetto al solito gli arrangiamenti sono più vari e c’è maggiore spazio ad idee melodiche. Il metal estremo ormai sembra lontano, ma il disco non è un prodotto commerciale da “venduti”. Figurarsi! Ascoltabile da qualcuno in più dei soliti 500.000 fanatici della lentezza. Assomiglia a: agli ultimi Sunn O))), che del resto non hanno mai fatto mistero di avere con Carlson ben più di un generico debito d’ispirazione. Dove ascoltarlo: in una biblioteca con gli auricolari, leggendo il canto dei traditori dell’Inferno di Dante. |