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EELS - Daisies of the Galaxy -

Sono giorni che penso di scrivere una recensione "cattiva" una di quelle divertenti da leggere, dove poter sfogare le frustrazioni di una giornata impegnativa e specchiarsi in quel misto di distanza e lucidità che è proprio delle superfici riflettenti. Così mi sono seduto davanti al computer convinto che avrei ascoltato l'ultimo carrozzone dei Muse. E invece, per caso, ha cominciato a suonare Mr. E con il suo Daisies of the Galaxy. E il cuore mi si è addolcito.
Il monitor mi ha sorriso e pur essendo le sette di sera un raggio di sole mi ha baciato filtrando dalle casse del computer. Ho allora pensato: "Affanculo i Muse". (A proposito questa appena proferita è la mia recensione dell'ultimo CD dei Muse, così ecco fatto, due recensioni in una). Parla (imperativo, rivolto a me stesso) di uno dei tuoi gruppi preferiti e del loro lavoro meglio riuscito.
Così eccomi qua, a parlare di uno dei miei gruppi preferiti e del loro lavoro meglio riuscito, a mio parere, appunto Daisies of the Galaxy.
Se esiste un valore questo è l'equilibrio, e se di bellezza si può chiamar parametro ricorreremo alla simmetria. Definire però equilibrio e simmetria in musica non è facile, ma purtroppo non è neanche utile, come non è utile andare perfettamente a tempo o sapere le triadi degli accordi o, ancora, essere in grado di arpeggiare con una banana split al posto del plettro. Ma c'è chi da valore a tutte queste cose. Io sono un ascoltatore d'altri tempi, cerco emozioni, del resto me ne sbatto. Tre accordi posson bastare, se a dipingerli c'è la mano di un artista. A proposito, digressione: perché nella pittura si è andati togliendo (dal barocco a Mondrian, per fare un esempio) e nella musica c'è sempre questa rincorsa ad aggiungere? Ho sentito con le mie orecchie dire: "in questa traccia ci sono 45 piste di chitarra!" Domando: "con meno non si poteva fare?" Chiudo digressione. Chiudo recensione e sentenzio:

Daisies of the Galaxy è uno dei più bei dischi degli ultimi 50 anni, sintesi perfetta tra malinconia e allegria, tra bianco e nero, tra arte e assoluto.

"El Colombre"